9 articoli nella categoria Gente di Halaesa-Nebrodi: le Persone sono la Destinazione

Riccardo Zingone 12/02/2025 0

Gente di Halaesa-Nebrodi-Alessio Ribaudo

Talvolta si può essere Gente di Halaesa-Nebrodi pur vivendo a oltre 1300 km di distanza. E' ciò che accade a tanti siciliani che, per svariati motivi, vivono fuori dal luogo di origine ed è esattamente ciò che avviene anche con Alessio Ribaudo, stefanese di nascita ma milanese di adozione, giornalista del Corriere della Sera.Nonostante Alessio viva e lavori a Milano da svariato tempo, in realtà quel sottile filo rosso che lo collega alla sua Santo Stefano di Camastra (ma non solo, come vedremo più avanti) non si è mai spezzato anzi, nel corso degli anni, si è addirittura irrobustito, mantenedo così vivi i legami familiari, affettivi e di appartenenza, fatto-quest'ultimo- che si traduce anche nel non avere "assorbito" più di tanto la cadenza meneghina, condizione che, personalmente, apprezzo molto. Alessio, il tuo biglietto Santo Stefano-Milano non è mai stato di sola andata. Quanto è forte il legame con la Sicilia?Senza radici, gli alberi non crescono. Sono nato a Santo Stefano di Camastra. Qui sono nati mia madre, Angela Ciofalo, i miei nonni, i bisnonni e i miei avi fino ai quadrisavoli. Mio padre è di Mistretta, una terra che, almeno dal 1448, è stata patria dei Ribaldo — poi Ribbaudo e infine Ribaudo. Un cognome non è mai solo un cognome: è una storia, una traccia, un testimone passato di generazione in generazione. A Mistretta, ogni sabato da bambino, la domanda rituale era sempre la stessa: “Ma tu a cu apperteni?”. Non era solo una curiosità; era il passaggio obbligato per essere riconosciuti, compresi. La risposta non era mai banale, non bastava dire il nome del padre. Solo quando dicevo: “U niputi ri ron Luciu ri S’Addiu”, il cerchio si chiudeva, l’identità trovava la sua chiave. A Milano, dove vivo da trent’anni, accade qualcosa di simile. Anche qui, in certi ambienti, si distingue tra i “Milanés de la lengua de Milan” e tutti gli altri. Anche qui il cognome e il dialetto sono sigilli. Ma la verità è che il legame con la propria terra non si misura in chilometri, si misura in battiti. I Nebrodi mi hanno visto crescere. Ho amato, riso, sognato in queste terre. Da qui sono partito, qui resta la mia anima. Qui c’è la terra che ha esaltato l’entusiasmo della mia giovinezza. Qui ho imparato a stare con i piedi piantati a terra e lo sguardo rivolto al mare, verso l’infinito che neanche la corona delle Eolie sbarra. Fra i miei 1.611 avi, ricostruiti documentalmente, non ci sono stati solo stefanesi e mistrettesi, ma anche militellesi (Faraci) e sanfratellani (Calderone e Tomasello). C’erano cristiani (Armao, Cannata, Smriglio, Scaduto) ed ebrei (Bartolotta, Giaconia, Giordano, Ortoleva). Nobili e socialisti, appaltatori e artigiani, armatori e allevatori, imprenditori e agrimensori reali, anticlericali incalliti e alti prelati, sindaci e anarchici. Grandi ricchezze e grandi rovesci. Insomma, c’era tutta la contraddizione dei Nebrodi. Le porto dentro: nel modo in cui guardo il mare, nei silenzi delle montagne, nella tenacia che mi accompagna ogni giorno.La scrittura, oltre ad essere il tuo lavoro, è una passione profonda. Da dove nasce?C’è un momento, nella vita di ciascuno, in cui la passione prende forma. Per me accadde in prima media, quando il mio mitico professore di italiano, Gaetano Gerbino, ci assegnò un compito in classe: scrivere un articolo immaginario. Il suo giudizio fu chiaro: “Si prevede un futuro al Corriere della Sera”. Era il 1986. Quell’estate segnò la mia vita. Avevo appena compiuto dieci anni quando, per la prima volta, mi misero davanti a un mixer e a un microfono. L’editore, Beniamino Priolisi, mi spiegò con calma: “Con questo cursore abbassi la musica, con questo alzi la voce. Vai.” Dopo alcune prove, pronunciò una frase che non ho mai dimenticato: “Da oggi condurrai il tg dei ragazzi”. Era Radio Incontro. E in quel momento non pensavo più al caldo infernale di quel locale angusto. Pensavo solo alle parole, a quel brivido di raccontare. Poco dopo passai anche al giornalismo televisivo e alla carta stampata: dal Giornale di Sicilia a Centonove, da Onda Tv ad Antenna del Mediterraneo, passando per Radio Stefanese e Tgs. Avevo appena quindici anni quando seguii il mio primo duplice omicidio. Conoscevo bene le vittime: un compaesano che correva nei rally e il suo navigatore-meccanico. Non potevo girarmi dall’altra parte, non potevo tacere. Quello è stato l’inizio. Poi Mediaset on Line, Italpress, Il Giornale e infine il grande salto: il Corriere della Sera. Da vent’anni racconto il mondo con la consapevolezza che le parole hanno un peso. Le ho usate per raccontare di mafia, legalità, dissesto idrogeologico. La mia scrittura non è mai stata solo un mestiere. È sempre stata, prima di tutto, una forma di resistenza. Hai scoperto storie dimenticate. Me ne racconti alcune?Ci sono nomi che la storia perde. Liborio Ribaudo è uno di questi. Nato a Mistretta nel 1897, credeva in valori oggi rari: onore, dovere, patria. A vent’anni comandava un plotone durante la Grande Guerra. L’Esercito gli conferì la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Dopo la guerra, la vita lo portò in Libia. Era il 1923: la guerra coloniale, il sogno espansionista fascista. Liborio era un ufficiale del Secondo Battaglione Eritreo, sotto il comando di Graziani. Poi arrivò il 27 dicembre. Beni Ulid. Trecento italiani contro tremila ribelli. Liborio, alla testa dei suoi uomini, respinse l’assalto. Fu ferito gravemente. I suoi commilitoni si misero sugli attenti mentre lo riportavano indietro. Con l’ultimo fiato, si alzò dalla barella e gridò: “Viva sempre l’Italia.” Un’altra Medaglia d’Argento al Valor Militare, ma il suo nome si è sbiadito nei vicoli di Mistretta. Un errore burocratico lo ha collocato a Gela. Ma lui era di Mistretta, e io sogno e ribadisco che il suo nome vada iscritto nel bel Monumento ai Caduti che mio nonno Lucio, con la sua arte, contribuì a erigere. E poi c’è Maria Ciofalo, giovane partigiana e agente segreta britannica, una figura quasi dimenticata. Operava per lo Special Operations Executive. Una donna coraggiosa, che agiva dietro le linee nemiche, sabotava, spiava. Il mio lavoro è riportare alla luce queste vite e restituire loro il posto che meritano nella memoria collettiva.Hai ricevuto premi importanti. Il Premio Pio La Torre e il titolo di Siciliano Lombardo dell’Anno 2023. Cosa significano per te?Significano orgoglio, ma anche una vertigine. Vedere il mio nome accostato all’opera di santi civili come Pio La Torre e Salvatore Carnevale o a grandi magistrati come Antonino Caponnetto è un onore enorme. Questi riconoscimenti non sono solo premi; sono energia pura per continuare un lavoro che è fatica, che richiede dedizione costante. Non si scrive di mafia e legalità per diventare famosi, ma per dare voce a chi non ne ha. Questi premi mi ricordano che il giornalismo non è solo mestiere: è missione, è impegno civile, è responsabilità. Il GMT™ Halaesa-Nebrodi. Cosa ne pensi?La memoria di un luogo non sta solo nelle sue pietre o nei suoi documenti, ma in ciò che quelle pietre e quei documenti raccontano, e nel modo in cui noi scegliamo di ascoltarli. Halaesa-Nebrodi è un progetto ambizioso che parte dal presupposto che il passato non debba essere un’ancora che ci trattiene, ma un trampolino che ci proietta in avanti. Questo significa riconoscere la storia, ma anche darle nuova vita, affinché continui a dialogare con il presente e con il futuro. Bisogna saper ascoltare questo territorio senza imporre, senza forzare.Lasciare che le pietre, i sentieri, le montagne e il mare raccontino la loro storia. È in quel racconto che si trova il valore unico dei Nebrodi. Questo progetto ha un potenziale straordinario, perché vuole mettere in luce non solo le bellezze naturali, ma anche la ricchezza enogastronomica, culturale e umana di questa terra. Per farlo, però, serve qualcosa di più di una buona idea. Serve una sinergia vera tra istituzioni, realtà locali, giovani imprenditori e comunità, affinché il progetto lasci un segno duraturo.Realtà locali, istituzioni, giovani imprenditori devono collaborare per dare continuità e sostenibilità a un progetto innovativo, ma anche rispettoso delle radici. E poi serve una narrazione potente. Spesso si ricordano i miei articoli sulle mafie, che opprimono e soffocano chi, con il sudore della fronte, porta avanti la propria azienda: gli onesti in Sicilia sono la stragrande maggioranza. Ma ce ne sono tanti altri che mi rendono orgoglioso perché hanno messo in risalto la bellezza dei Nebrodi e hanno convinto imprenditori del settore turistico a inserire quest’area nei loro percorsi. I media devono essere parte di questo processo, perché far conoscere il valore di un luogo significa anche proteggerlo e preservarlo. Chi mette la testa sotto la sabbia, come uno struzzo, non fa il bene di questi scrigni. Il “niente vidi, niente sacciu” ha già causato danni incalcolabili per generazioni. È il peggior stereotipo e il boomerang mediatico più devastante che possa esistere. I negazionisti che si agitano, additano e sbraitano, con il marranzano in sottofondo, provocano nei turisti solo repulsione per la loro chiusura mentale verso la verità e il loro atteggiamento retrogrado. Il ruolo dei media è essenziale: raccontare le storie di chi lavora, vive e ama questi luoghi. Perché far conoscere il valore di un territorio non significa solo promuoverlo: significa anche proteggerlo, custodirlo e consegnarlo intatto alle generazioni future. Raccontare un territorio significa raccontare la realtà, senza menzogne. Significa custodirlo. Significa proteggerlo. Solo così si potrà consegnarlo al futuro. Insieme: perché da soli si va veloci, ma tutti per uno si va lontano. Raccontare un territorio, in fondo, è un atto di responsabilità e di amore. Non è solo una questione di marketing o turismo: è una questione di identità, di appartenenza, di rispetto per ciò che siamo stati e per ciò che possiamo diventare. È questa, credo, la sfida più grande: trovare il modo di far convivere passato e futuro, tradizione e innovazione, in un equilibrio che non sacrifichi nulla, ma che valorizzi tutto. Come un novello Ulisse, sogno che un giorno, quando chiuderò la mia stilografica, tornerò nella mia Itaca e la ritroverò non solo intatta, ma anche fiorita, rinnovata, arricchita da tutto ciò che avremo costruito. Non una nostalgia di ciò che era, ma un’aspirazione a ciò che può diventare. Una casa non come l’ho lasciata, ma come ho sempre sperato che fosse.
Leggi tutto

Riccardo Zingone 31/01/2025 0

E' on-line il sito dedicato al Santuario della Madonna dei Miracoli di Mistretta

Il 9 agosto di un anno fa ci lasciava Mario Portera, noto e apprezzato medico amastratino, per più di ventanni dirigente dell'Ospedale SS. Salvatore, legatissimo alla famiglia ma anche alle passioni di cui si nutriva. Mario, infatti, ha sempre avuto una grande attenzione per il sociale che esprimeva in svariati modi: indimenticabile la prima edizione della Dama vivente, fortemente voluta e organizzata da lui ed altri amici, frutto di una passione per il gioco della dama che lo portò a costituire, insieme ad altri appassionati, il Circolo della Dama "Tommaso Aversa" di Mistretta.Un'altra grande passione che Mario portava avanti e "coltivava" era quella per il buon cibo (era anche un cuoco appassionato) e , soprattutto, per l'olio d'oliva che coltivava nella sua azienda di famiglia. In uno degli ultimi incontri Mario mi raccontò, con grande entusiasmo, che era prossimo a ottenere un'importante attestazione: quella di Assaggiatore europero di Olio d'oliva, cosa che avvenne poche settimane dopo a Imperia, presso l'ONAOO.Lo stesso sguardo pieno di eccitazione  lo colsi in quello che poi si rivelò essere l'ultimo incontro: ci ritrovammo in Chiesa Madre, lui era insieme alla moglie Gabriella e, uscendo dalla Chiesa mi disse che, insieme, stavano portando a termine un progetto di grande spessore  a cui tenevano molto proprio relativo al Santuario della Madonna dei Miracoli in cui eravamo. Ne fui felice e concordammo che, appena tutto fosse stato completato, con piacere lo avrei accolto e diffuso nel sito di Halaesa-Nebrodi.Poche settimane dopo, purtroppo, Mario ci lasciò ma non il lavoro per cui aveva faticato tanto e che lascerò raccontare a Gabriella Dongarrà che, gentilmente, ha inviato una lettera alla redazione. "Il santuario Maria SS Dei Miracoli è adesso on line con un sito tutto da scoprire ( troverete sia notizie sulle opere d’arte del Santuario sia una sezione news in costante aggiornamento) Visitate il sito: https://santuariomistretta.altervista.org/ Il sito nasce da un’idea dell’arciprete, Monsignore Michele Giordano che da più di 30 anni si adopera incessantemente nella nostra Comunità e che è stato l’artefice principale dell’elevazione della Chiesa a Santuario. L’arciprete ha pensato di coinvolgere in questo progetto me e mio marito sfruttando le nostre competenze sia  informatiche che di creazione e gestione sito internet. Da qualche  anno, infatti, abbiamo creato  e gestiamo un sito che si occupa di alimentazione, con particolare riguardo all’alimentazione infantile, https://www.pappablog.it/ Sia io che mio marito avevamo sposato l’idea con molto entusiasmo. Purtroppo le circostanze della vita mi hanno costretto a portare avanti questo progetto da sola. Io sto cercando di dare il massimo.Oggi il sito è on line. La sua Mission è far conoscere il Santuario ai fedeli che vivono lontani da Mistretta ma anche agli amanti di opere d’arte perché il santuario è uno scrigno di opere d’arte di inestimabile valore e bellezza. Dopo la visita on line il passo successivo è una visita in presenza alla Chiesa e alla nostra ridente cittadina. Volevo segnalare che il nostro Santuario è luogo di Pia visita per ottenere l’indulgenza giubilare. Sul sito potete trovare tutte le informazioni in merito. Prossimo Step: stiamo lavorando alla creazione di QR code da sistemare lungo il percorso di visita del Santuario. Inquadrandoli con il cellulare il visitatore si collega a sezioni del sito e può scoprire cosi’ le opere d’arte che ha davanti. Una sorta di visita guidata del tutto gratuita che ognuno può gestire in base ai propri tempi e preferenze. Sono graditi feedback che possono aiutarci a migliorare e a rendere il sito vivo e partecipato, cuore pulsante della comunità amastratina e non solo."
Leggi tutto

Halaesa Nebrodi 09/11/2024 0

Gente di Halaesa-Nebrodi: Filippo Fratantoni

Varcare la soglia del grande edificio che ospita lo showroom-fabbrica delle Ceramiche Fratantoni significa immeggersi immediatamente in un mondo i cui contorni sono ben definiti dal grigio dell'argilla ('a rita in dialetto locale) dei tantissimi vasi, teste di moro, portalumi lavorati e lasciati a riposare in attesa di smaltatura e cottura,  a cui fà da contraltare l'esplosione dei vivaci colori usati per la decorazione dei manufatti finiti che invadono lettereralmente gli spazi espositivi. Al centro del palcoscenico di una rappresentazione che va avanti da quasi cento anni, spicca una postazione di lavoro, circondata da manufatti già lavorati ma in attesa di decorazione e cottura: una magnifica scelta scenografica e comunicativa che racconta tanto di questa antica arte espressiva che solamente alla fine di un lungo ciclo lavorativo trova la sua espressione finale. Dentro a questo complesso e antico mondo vi sono le persone, gli artigiani e la maestranze che da secoli si dedicano a questa magnifica arte e che hanno reso celebre Santo Stefano di Camastra nel mondo: i ceramisti o, per usare un termine meno noto, i ceramicari.Filippo Fratantoni è uno di questi, figlio di ceramisti e ceramista egli stesso, personaggio poliedrico, da sempre dentro la vita sociale della sua Santo Stefano di Camastra alla quale ha dedicato anche una lunga parentesi politica. Filippo questa chiaccherata avviene all’interno di una delle attività storiche di Santo Stefano di Camastra: l’azienda Ceramiche Fratantoni figlia della Ditta Fratelli Fratantoni fondata nel lontano 1935. Cosa è successo in questi 89 anni di attività? L'attività nasce nel dopoguerra quando mio nonno e suoi quattro figli misero in piedi una bottega artigianale dove producevano 'i marazzetri, 'i cusuzze che altro non erano se non giocattoli ispirati agli oggetti di uso quotidiano. Così facendo, attraverso quattro torni usati per la lavorazione, realizzavano piccoli bummuli, quartare, lemmi, rasticetri riproponendo in miniatura ciò che, da tempo, producevano gli artigiani stefanesi all'interno delle loro botteghe. I piccoli pezzi realizzati venivano acquistati da venditori ambulanti che, a bordo dei loro carretti, andavano poi a vendere nei mercatini locali per pochi spiccioli consentendo così, ai bambini meno abbienti, di avere anche loro un modesto giocattolo con cui divertirsi.Successivamente, al termine della seconda guerra mondiale, avviene il salto di qualità e la famiglia Fratantoni, grazie all'acquisto di magazzini e locali più ampi, si dedica alla produzione di terracotte per uso quotidiano ed edilizio, rimanendo ancora al di fuori dei prodotti ceramici cosi come li vediamo oggi.In realtà allora fornaci e botteghe erano ancora dislocate fuori paese, lungo la nazionale (SS.113) che portava verso Messina da cui passava tutto il modesto traffico veicolare dell'epoca. Erano i duri anni '50 del dopoguerra ma, successivamente, grazie alla ripresa economica, comiciarono a vedersi prima Fiat 1100, poi Fiat 600, qualche autobus di linea e anche turisti che, attratti dalla merce messa ad asciugare dai numerosi artigiani bordo strada, cominciarono ad essere interessati all'acquisto del prodotto esposto. Da questo momento in poi cresce l'interesse anche a produrre e vendere ceramiche decorate per cui nasce  'a scola ceramica, oggi Liceo Artistico, che comincia a formare i primi decoratori a supporto dei mastri vasai, momento cruciale visto che le maestranze  dell'epoca non avevano le competenze per colorare i loro manufatti.Il nostro interesse è sempre stato rivolto alla riproduzione di piastrelle e mattoni della tradizione stefanese ottocentesca e, negli anni '70, abbiamo brevettato la smaltatura delle lastre in pietra lavica con cui abbiamo iniziato a costruire tavoli di varie forme e dimensioni altrimenti irrealizzabili con l'argilla, materiale fortemente penalizzato in termini di resistenza e contrazione alla cottura.Oggi la nostra azienda è arrivata alla quarta generazione, io e i miei fratelli ci dedichiamo alla produzione della linea classica, in particolare modo della produzione di piastrelle, mentre ai ragazzi lasciamo la libertà di sperimentare i nuovi mondi e i nuovi spazi realizzativi proposti  dalle ceramiche moderne. Alcuni anni fa abbiamo assistito all'invasione di prodotti d’origine estera, sopratutto cinese,  che nulla hanno a che vedere con quelli artigianali, distraendo il consumatore e generando grande confusione. Come ha risposto la comunità dei ceramisti stefanesi a questa ingombrante presenza, quali contromisure ha preso e cosa è cambiato nel rapporto con l’utente finale. Abbiamo semplicemente continuato a fare il nostro lavoro e a farlo bene.La vera invasione c'è stata ma è anche passata: oggi dalla Cina arrivano perlopiù riproduzioni di pigne e teste di moro che poco incidono con il nostro lavoro. Mio padre ci diceva sempre: "Non scoraggiatevi, la ceramica ha sempre dei momenti di alti e di bassi" e devo dire che così è stato. Oggi siamo in un momento di grande ripresa, il gusto delle persone si va affinando e sa riconoscere un oggetto per la qualità che esprime, le nuove generazioni sono sempre più attratte dal nostro mondo grazie anche alla presenza dei media e dei social che hanno dato nuovo impulso al nostro settore. Basti pensare alla proiezione internazione che hanno dato alla Testa di moro gli stilisti Dolce e Gabbana presentandola in alcuni loro spot pubblicitari, ciò ha dato risalto ad un oggetto che c'è sempre stato ma che indubbiamente, grazie al loro intervento, è diventato ricercatissimo.  Il nome di Filippo Fratantoni è strettamente legato al MUDIS, acronimo di Museo Diffuso Stefanese di cui sei il Direttore artistico. Mi incuriosisce l’utilizzo del termine "diffuso" e, nello stesso tempo, vorrei approfondire la sua storia che parte da Giuseppe Lanza Barresi Duca di Camastra.Noi abbiamo sempre creduto che Santo Stefano di Camastra è un museo a cielo aperto. Il MUDIS nasce da una visione nata negli anni '80 grazie al compianto sindaco Gigi Famularo che si adoperò per trovare i fondi necessari al recupero del palazzo appartenuto al Duca di Camastra, lì nacque il Museo della ceramica con ampi spazi espositivi dedicati alla storia della ceramica stefanese e siciliana che convivono con una importantissima collezione di ceramiche artistiche moderne. Accanto a questo, nell'ambito del progetto del museo diffuso, vi sono delle installazioni sparse lungo la città e le botteghe stesse dei nostri artigiani ne sono parte integrante, attraverso i loro negozi e i coloratissimi spazi espositivi che si affacciano, in maniera molto scenografica, sulle strade principali di Santo Stefano. La ceramica artistica è un driver turistico molto importante, soprattutto se vengono create le sinergie giuste con altre realtà regionali e nazionali. Trovo molto interessante l’iniziativa del Passaporto della Strada delle  ceramiche che vuole unire sei comunità siciliane in un percorso conoscitivo, molto stimolante, del mondo delle ceramiche e di cui Santo Stefano è parte integrante. Il Passaporto è stato presentato il 24 marzo di quest’anno, io c’ero, ma non ho visto molti ceramisti presenti: quante attività hanno aderito al progetto  e che sviluppi vedi in quest’iniziativa?E' vero. Per quanto noi ceramisti abbiamo rapporti reciproci cordiali e collaborativi ma siamo piuttosto restii ad uscire dalla nostra bottega e confrontarci su progetti collettivi e di ampio respiro. Talvolta in passato non si sono visti i risultati attesi e ciò ci ha spinto a rinchiuderci sempre più nelle nostre singole attività, evitando il confronto professionale con gli altri colleghi e quindi abbiamo via via rinunciato a creare le giuste sinergie. Penso che invece dovremmo cambiare atteggiamento. Riguardo al Passaporto della Strada delle ceramiche ritengo che è stata e rimane un'iniziativa valida nella quale l'attuale amministrazione crede e in cui ha speso tante energie.Probabilmente andrebbe rivista in alcuni passaggi ma l'iniziativa è davvero interessante. Le sfide del terzo millennio ci avvicinano sempre più ad un mondo robotizzato e informatizzato: pensi che il mondo della ceramica e dell’artigianato in generale, presto o tardi, dovrà adeguarsi a questa rivoluzione non-gentile? Un robot utilizzerà mai una stecca per modellare una Testa di moro o un pennello per smaltare una Matrangela?In realtà già esistono le stampanti 3D che sono entrate nel mondo della ceramica industriale. Con loro e grazie a loro oggi si possono realizzare delle lastre in lamina decorata di 3 metri quadrati con spessori di pochi millimetri che sarebbe impossibile realizzare con i macchinari tradizionali. Ma stiamo parlando di produzioni industriali e su larga scala. L'artigianato è un'altra cosa: è un luogo dove si incrociano 'a rita, la creatività, il cuore e la manualità, non credo possa mai esistere un robot che possa mettersi di mezzo e sostituire l'artigiano-artista, almeno sotto questo aspetto. Per finire, Filippo, la tua storia racconta di una persona che si è speso per la sua azienda, per la sua famiglia e per la sua comunità. Hai un sogno nel cassetto che vorresti affidare alle  generazioni future?Il sogno c'è e lo tengo nel cassetto da diversi anni: mi piacerebbe che si relizzasse un grande museo della ceramica contemporanea con giovani artisti provenienti da tutto il mondo che si ritrovano a Santo Stefano per sognare, sperimentare e realizzare opere d'arte contemporanee. Sarebbe un valido strumento di attrazione culturale e turistica da affiancare alle opere d'arte contenute nel Museo diffuso di Fiumara d'arte che rafforzerebbe ancora di più la vocazione turistica e artistica del nostro territorio. Conosci gli Operatori e il Progetto del GMT˜Halaesa-Nebrodi.
Leggi tutto

Halaesa Nebrodi 27/10/2024 0

Gente di Halaesa-Nebrodi: Sibilla Spinnato Vega e Viola Calandra

Sono nove le fiabe fin qui scritte e pubblicate su YouTube e Spotify da un duo davvero singolare: mamma Sibilla e sua figlia Viola di appena otto anni. La decima fiaba, che ci riguarda molto da vicino, è in corso di pubblicazione e ne parleremo nel corso dell'intervista.La raccolta si chiama Le fiaBelle di Viola e, come si addice al format letterario scelto dalle autrici, è composta da racconti immaginari e fantasiosi che, tuttavia, restituiscono al lettore (e penso anche alla piccola scrittrice) un significato etico, morale e comportamentale da custodire gelosamente nel proprio percorso di crescita personale.Ho diverse domande che si affollano la mia mente ma vorrei partire da una che rivolgo a Sibilla alla quale chiedo:La fiaba è un genere letterario che trae origine dalla fantasia e dalla tradizione popolare legandosi al fantastico e al magico, tuttavia mantiene sempre una sua freschezza ed un suo fascino particolare. Perchè hai scelto di scrivere fiabe e soprattutto perche hai pensato di farlo insieme a tua figlia Viola? L'idea di creare le FiaBelle è nata durante il periodo difficile del Covid, quando io e mia figlia abbiamo cercato un modo per rendere più leggeri i lunghi pomeriggi della chiusura forzata. Quel tempo condiviso si è trasformato in un prezioso spazio di divertimento e connessione, e le FiaBelle sono diventate molto più di un semplice passatempo.Scrivere queste fiabe è ora il mio modo di esplorare e condividere emozioni, valori e idee che altrimenti potrebbero rimanere nascoste. Attraverso la semplicità delle fiabe, riesco a trattare temi profondi in una forma accessibile, capace di toccare il cuore e accendere la fantasia. Immagino che la presenza di Viola nella tua vita sia stata determinante per farti entrare nel mondo delle fiabe e che, attraverso questo straordinario mezzo comunicativo, hai potuto esprimere al meglio il tuo duplice ruolo di studiosa dell'animo umano e quello educativo di mamma. Insomma, se non ci fosse stata Viola avresti comunque scritto delle fiabe? Scriverle con Viola è stato un modo per condividere con lei un viaggio creativo e significativo, per lasciare un segno del nostro legame e delle nostre riflessioni sul mondo. La sua presenza è stata una vera ispirazione; probabilmente, senza di lei, non mi sarei mai cimentata nella scrittura di fiabe, mi sarei limitata a leggerle.Anche in ambito psicoterapico, utilizzo gli albi illustrati, che considero uno strumento eccellente per esplorare i vissuti personali. Produrre questo lavoro e diffonderlo in rete necessita di competenze specializzate: chi sono i professionisti che collaborano alla creazione delle FiaBelle? Le nostre FiaBelle sono un angolo incantato dove la fantasia prende vita. In questo viaggio magico ci accompagnano e collaborano con noi tanti professionisti, a cui va il nostro più sincero ringraziamento. Elisa Calunniato, la nostra "sarta dei suoni" come ama definirsi, arricchisce ogni storia con musiche, suoni ed effetti, rendendola più viva e reale.Lo “zio” Ulisse Spinnato Vega, giornalista e scrittore, controlla ogni dettaglio e corregge i refusi per la sua adorata nipote, assicurando testi impeccabili.E infine Miriam Zammataro, attrice dotata di grande esperienza ed empatia, che sa interpretare, narrare e guidare i bambini nella messa in scena delle nostre FiaBelle, rendendo ogni storia un’esperienza unica. Viola, sono davvero curioso di capire come nascono le vostre fiabe. Chi tra voi due inizia per prima, come fate a comporre il testo e come si arriva a scrivere la parola "fine"? Ogni fiaba nasce un po' per caso e un po' per gioco. A volte sono io a raccontare alla mamma un’idea partendo da un fatto che vivo o vedo, altre volte è lei che inizia con una storia e io aggiungo particolari come i personaggi e i loro nomi e le varie avventure.Quando non ho compiti o varie attività da fare noi sul divano parliamo, immaginiamo, scriviamo insieme fino a quando la storia sembra completa e ci piace. E, quando troviamo la frase giusta, per concluderla, mamma mi aiuta nella morale, sappiamo che è finita. Ho ascoltato tutte le vostre fiabe e a me sono piaciute davvero tutte quante. Ce n'è una che preferisci particolarmente? Una alla quale sei profondamente legata e perchè?Tra tutte le fiabe che abbiamo scritto, ce n'è una che sento davvero mia ed è quella di Fuco il Bruco: è stata la primissima che abbiamo scritto, quando c’era il Covid. Mi ha aiutato tanto in quel periodo, e ogni volta che la riascolto mi emoziona tantissimo.E poi c’è Donata la strega Spettinata, soprattutto il secondo episodio che non è ancora uscito. parla di una scatola magica piena di suoni e mi piace tantissimo perché è rumorosa e divertente, proprio come me. Sibilla, l'ultima vostra fiaba si intitola Mistretta e lo scavo delle meraviglie ma non è ancora stata pubblicata: dal titolo deduco che Viola vivrà un'avventura speciale vestendo i panni di Indiana Jones in versione femminile. Cosa ci puoi anticipare? Sì, la nostra ultima fiabella Mistretta e lo scavo delle meraviglie è un po’ come un viaggio alla scoperta di tesori nascosti e avventure misteriose sullo sfondo Mistretta. In questa storia, Caterina, una bambina assai curiosa si ritrova coinvolta in una scoperta che le lascia come sempre accade nelle nostre Fiabelle un “insegnamento”.Non voglio svelare troppo, ma posso dire che una scoperta che parla di saggezza e di ciò che è veramente importante. L'ultima domanda voglio rivolgerla a Viola: leggendo le tue fiabe ho imparato tanto e, in qualche maniera, sono ritornato anch'io bambino. Allora è proprio vero che non c'è un'eta per leggere le fiabe così come per scriverle. Hai in mente qualche altra fiaba che ti piacerebbe scrivere insieme alla mamma? Sono tanto felice che le nostre FiaBelle ti facciano tornare bambino! Anche a me piacciono tanto, mi piace leggerle, scriverle e pure recitarle insieme a Miriam. Io e la mamma abbiamo già qualche idea per nuove FiaBelle, soprattutto su alcuni personaggi che ci piacerebbe far ritornare. Stiamo pensando ad una storia dove L’abito non fa il monaco ma con protagonisti degli animali. Non vedo l’ora di scriverla! E noi di ascoltarla!
Leggi tutto

Halaesa Nebrodi 03/10/2024 0

Gente di Halaesa-Nebrodi: Francesco Saverio Modica

un Francesco Saverio Modica, Francesco per tutti, è un giovane archeologo mistrettese ed è figlio di Vincenzo, già maratoneta pluripremiato di rilievo internazionale.Francesco, però, la sua personale maratona ha scelto di correrla tra uno scavo archeologico e l'altro, ad un ritmo tutto speciale che si alterna tra la frenesia nel portare alla luce un rinvenimento di eccezionale importanza e la meticolosa lentezza propria del delicato lavoro che ha scelto di svolgere. Incontro Francesco in uno dei momenti più emozionanti della sua breve ma già intensa esperienza di archeologo, ritrovandoci a Tusa, nel sito di Halaesa arconidea, in uno dei pochi momenti di pausa dello scavo che Francesco ha seguito con particolare passione, ancora elettrizzato per un'eccezionale scoperta di cui parleremo più avanti. Francesco, in questi ultimi mesi è stato davvero difficile riuscire a parlarti con tranquillità: il lavoro di archeologo ti impegna molto e mi piacerebbe conoscere meglio perché hai scelto questa professione e i risultati che, fin qui, hai ottenuto. La mia passione per l'archeologia parte da molto lontano, quando avevo quattro anni visitai questo luogo con mia mamma e da allora non lo dimenticai più. Gli anni liceali vissuti a Mistretta hanno ulteriormente alimentato questa mia passione infatti, dopo gli studi, molti dei miei pomeriggi li passavo visitando le campagne che circondavano l'abitato ricco di antichi sentieri che conducevano a luoghi speciali. Spesso mi imbattevo in cocci, strutture affioranti, chiese dirute e ciò non faceva altro che alimentare la mia fantasia che, piano piano è diventata passione e voglia di approfondire. Ho conseguito la laurea magistrale in Archeologia tre anni fa e adesso sto completando il dottorato di ricerca presso l'Università di Palermo. Nel mio percorso universitario ho continuato ad esplorare il territorio, stavolta siciliano, individuando terreni e aree che, potenzialmente avrebbero potuto ospitare dei siti archeologici. La mia tesi magistrale, che riprende un lavoro di circa ventanni fa del professore Burgio, mi ha consentito di aggiornare la mappatura delle aree di interesse archeologico nel territorio della valle dell'Aleso che da 155 sono passate a 245.  Non è un caso se ci stiamo ritrovando ad Halaesa arconidea, sito archeologico poco lontano dalla tua Mistretta. Questo per te è un luogo speciale e vorrei sapere cosa ti lega a questo territorio: sei in evidente controtendenza rispetto ai tantissimi tuoi coetanei che lasciano la Sicilia per lavorare altrove. Fortunatamente il mio lavoro mi consente di vivere nel mio territorio e Halaesa la frequento oramai da dieci anni. Pensa che io abito a 500 metri in linea d'aria da qui, dunque il mio legame con questo luogo è davvero profondo e speciale. Sono consapevole, vivendo il territorio, delle bellezze che esso custodisce ma anche delle difficoltà e delle contraddizioni che manifesta, ma trovo "naturale" vivere e restare qui, amo profondamente questi luoghi perchè li vivo tutti i giorni, in tutte le loro sfaccettature. Qui realizzo il sogno della mia adoloscenza: scavare ad Halaesa e restituire la verità storica a questo sito molto importante. Parliamo di Halaesa: nel 403 a.C. Arconide di Hèrbita fonda un insediamento che diventerà poi la città di Halaesa arconidea. Chi era Arconide e quali sono le motivazioni storiche che lo hanno spinto a lasciare Hèrbita e trasferirsi, con la sua gente,  in questo lontano lembo di Sicilia?  Non sappiamo molto degli Arconidi: molto probabilmente il fondatore di Halaesa è Arconide II, nipote di Arconide I, che trasferisce un nutrito gruppo di siculi da Hèrbita alla costa settentrionale dell'isola. Dopo la guerra del Peloponneso, con la sconfitta di Atene e la vittoria di Siracusa alleata di Sparta, la Sicilia vive un momento di grande confusione: Cartagine approfitta del conflitto attaccando le coste meridionali da Agrigento a Camarina, Himera viene distrutta e quindi moltissimi sfollati sono costretti a spostarsi altrove alla ricerca di aree più tranquille dove insediarsi.Hèrbita, collocata presumibilmente nei monti tra Nicosia e Gangi, accoglie un numero altissimo di civili fuggiti dalle città distrutte ma, ben presto, va in sovrappopolamento generando malumore tra gli abitanti e costringendo il suo signore a trasferire parte della popolazione nelle terre  a nord della Sicilia. Viene quindi fondata Halaesa che, comunque, nel primo secolo vive un momento non semplice visto che i cartaginesi, nel frattempo, si erano spinti fino alla foce del fiume Pollina. Halaesa diventa, dunque, un centro molto importante dell'impero romano e ciò è testimoniato dai rinvenimenti fin qui messi alla luce: cosa raccontano i resti dell'antica città? All'inizio della Prima guerra punica, nel 264 a.C., Halaesa dedise di allearsi con Roma, anzi fu tra le prime a farlo e ciò le consentirà di liberarsi dalla "decima" dei tributi,  lasciando quindi in città la quota del grano altrimenti destinata a Roma. Fino al primo secolo dopo Cristo Halaesa vive il suo periodo migliore perchè potrà riversare molto denaro in opere pubbliche quali l'agorà e i templi sacri. Insomma la scelta di allearsi fin da subito con Roma si rivela decisamente vincente. Arriviamo ai nostri giorni e alla notizia del momento: la quinta campagna di scavi condotta dall'Università di Palermo ha fatto emergere, tra le altre cose, un'area termale di eccezionale importanza che rafforza ancora più l'idea che Halaesa arconidea, tutto sommato, è ancora da scoprire. Stimiamo che la superfice complessiva della città si estenda su 15 ettari e mezzo ma l'area demaniale è inferiore quindi andrebbero espropriati ulteriori terreni. Bisogna anche dire che quasi tutti i siti archeologici hanno fatto affiorare solo una parte delle antiche città e per Halaesa è lo stesso, per fare emergere tutto il sito ci vorrebbero decenni di incessanti scavi.  Riguardo la recente scoperta, che si aggiunge a quelle precedenti riguardanti l'agorà, il santuario e il teatro, sapevamo dell'esistenza di un impianto termale ma non potevamo certo immaginare di fare emergere un'opera cosi estesa e importante. Ancora c'è tanto da scavare ma, certamente, ci stiamo trovando di fronte ad un edificio termale tra i più grandi della Sicilia. Francesco, domanda finale di rito: per quanto tempo la forza attrattiva della tua terra riuscirà a trattenerti nel nostro territorio? Penso per sempre: io non me ne voglio andare.
Leggi tutto

Halaesa Nebrodi 24/09/2024 0

Gente di Halaesa-Nebrodi: Salvatore Cangelosi

Ho avuto l'opportunità di conoscere Salvatore Cangelosi attraverso l'amicizia comune con Deborah Quadrio, già insegnante di sostegno, volontaria in diverse associazioni del settore, nonchè ricercatrice indipendente di tecnologie interiori per il benessere psicofisico. Nel definire i dettagli della partecipazione di Salvatore all'incontro tra GMT­™ ed operatori del territorio, programmato insieme ad Andrea Succi  per il 21 settembre a Castel di Lucio, alla prima osservazione fattami da Deborah circa l'abbattimento delle barriere architettoniche nei locali che ci avrebbero accolto, ho percepito, come un pugno allo stomaco, che nell'approccio al mondo della disabilità nulla può essere dato per scontato, a partire dalla presenza o meno dello scivolo, indispensabile per rendere accessibile il luogo ad una persona con esigenze speciali. Nel caso specifico il Municipio di Castel di Lucio era provvisto dello scivolo pertanto Salvatore ha raggiunto l'aula consiliare in tutta sicurezza e non si è evidenziato alcun problema. Ma non è sempre così.Parto da questa semplice osservazione-che per me è stata una prima lezione- per significare l'importanza che va data a chi la disabilità, temporanea o permanente che sia, la vive quotidianamente in una dimensione tale che ogni attimo della propria giornata va programmata e gestita secondo modalità e parametri che la maggior parte di noi normodotati sconosce o disconosce.I dati ISTAT riguardanti l'anno 2022 ci restituiscono un quadro di cui è utile avere conoscenza: su una popolazione complessiva di 59.065.000 abitanti le persone con disabilità gravi ammontavano a 2.921.000 unità (4,9%) mentre quelli con disabilità non gravi ammontavano a 9.766.000 unità (16,5%). Va detto che questi dati comprendevano anche i soggetti portatori di disabilià per motivi di età ma è ragionevole pensare che almeno il 15% della popolazione italiana ha esigenze di accessibilità, mentre i turisti con disabilità si stima siano circa un miliardo nel mondo e circa 10 milioni in Italia.(fonte https://projectforall.net/turismo-accessibile-e-inclusivo-cose-e-cosa-fare/- https://saravitali.com/turismo-accessibile-e-inclusivo-turismo-per-tutti/).Stimolato dagli interventi di Salvatore nel corso dell'incontro di Castel di Lucio abbiamo deciso di affrontare, con lui e attraverso di lui, un argomento che sta molto a cuore al GMT™ Halaesa-Nebrodi nel progetto di proporre il territorio come destinazione turistica: il delicato tema del turismo accessibile e inclusivo. Salvatore, parlaci di te e della tua storia: il tuo impegno nella sensibilizzazione verso la tematica dell'accesibilità parte da molto lontano. E' proprio così: la mia è una malattia neuro-degenerativa, SMA acronimo di Atrofia muscolare spinale, che si è manifestata fin dalla nascita limitandomi progressivamente nella mia quotidianità e nei miei rapporti con l'esterno. All'età di diciottanni ho perso anche la motilità delle mani, fatto che ha reso ulteriormente invalidante la mia condizione. Tuttavia ho sempre cercato di trasformare la mia malattia in una missione rivolta alla sensibilizzazione riguardo il complesso mondo della disabilità: in una parola non mi sono mai arreso. Per questo motivo ho speso tante energie nell'associazionismo- attualmente sono molto attivo nell''Associazione di Promozione sociale NEHEMIA (qui uno degli ultimi eventi organizzati) il cui Presidente è Fabrizio Gandellini, sono socio di Famiglie SMA e ho anche vissuto delle esperienze politiche essendomi candidato, senza successo, alle elezioni amministrative del comune di Pollina dove io vivo, inoltre per due anni sono stato coordinatore provinciale di un partito di maggioranza.Fin da ragazzo, in ambito scolastico, mi sono battuto, supportato dai miei genitori e amici, per l'abbattimento delle barriere architettoniche della scuola che frequentavo e adesso posso dire, con soddisfazione, che abbiamo ottenuto un buon risultato di cui possono usufruire tutte le persone che, come me, hanno difficoltà di tipo motorio. Ma la prima barriera che ho cercato di abbattere è stata quella mentale dei normodotati che, purtroppo, guardavano me ed il mio mondo con sufficienza e quasi con distacco, sottovalutando la mia condizione e non rispettando il mio diritto all'istruzione, alla socializzazione, alla cultura per cui la mia azione di sensibilizzazione si è sempre rivolta tanto alle istituzioni quanto ai privati. La Costituzione italiana, attraverso gli artt. 2 e 3,  sancisce il valore e la dignità della persona quali principi guida del legislatore e che ogni individuo deve avere eguali possibilità di partecipazione alla vita sociale, politica ed economica del Paese. Quanto, alla luce della tua esperienza diretta o indiretta, ritieni di essere tutelato dallo Stato? Quale incidenza hanno, nella vita di tutti i giorni, parole chiave quali "inclusione", "integrazione" e "inserimento"? Lo Stato e, in generale, le Istituzioni hanno fatto tanto ma devono fare ancora molto di più, è una questione di approccio mentale: la disabilità non deve essere interpretata come un peso per lo Stato ma, piuttosto, come una ricchezza. Lo Stato deve essere accanto al disabile non solamente con atti legislativi ma soprattutto con fatti concreti: ha il dovere di rispettare la dignità di tutti i cittadini, nel rispetto delle diversità, solo allora lo Stato assolve pienamente alla propria funzione. Necessitano interventi, non solamente economici, volti ad alleggerire l'enorme peso che grava sulle famiglie, integrando questo sforzo con quello assistenziale dove ancora oggi ci sono troppe lacune.  La propria famiglia, come hai appena sottolineato, rappresenta il luogo principale dove si snoda la vita quotidiana della persona che manifesta esigenze speciali. Ti andrebbe di raccontarci come si svolge una tua giornata tipo? Premetto che, grazie al supporto incessante della mia famiglia e dei tanti amici che ho, sono profondamente innamorato della vita. Ma non tutti, purtroppo,  si trovano nella mia condizione. Vivo ogni giornata al massimo delle mie possibilità grazie agli amici, all'impegno sociale, al lavoro. Ogni giorno mi alzo dal letto grazie ai miei familiari che mi trasmettono forza e sicurezza e la mattina la dedico soprattutto alla politica e alla mia associazione, il pomeriggio incontro gli amici e e sto spesso con i miei nipotini. La mia vita, dunque, si svolge in maniera serena e ricca di esperienze ma purtroppo la difficoltà è sempre dietro l'angolo: dal marciapede senza scivolo alla pizzeria che non ha un bagno adeguato alle mie condizioni. Io soffro di una grave limitazione motoria ma la disabilità puo essere anche visiva, uditiva, mentale e legata all'età: tutti dovremmo fare qualcosa in più per abbattere barriere e distanze.  E' evidente che i gradi e le tipologie di disabilità sono così numerosi e variegati che sarebbe impossibile racchiuderli e analizzarli in una semplice intervista, allora ipotizziamo che tu volessi trascorrere una vacanza in Halaesa-Nebrodi: cosa ti aspetteresti di trovare in termini di accoglienza inclusiva e accesso ai servizi? Il turismo accessibile è una grande risorsa economica e rappresenta anche la misura di quanto la società è sensibile alle nostre problematiche. Bisogna lavorare sulle mentalità e sulla quotidianità: troppo spesso mi sono trovato nella condizione di rinunciare o di modificare una vacanza perche la struttura, il ristorante o la spiaggia non erano adeguati ai miei bisogni. Non è giusto! Le limitazioni non dovrebbero esistere o, perlomeno, andrebbero ampliati gli sforzi per accogliere tutti, anche i disabili. Il privato, per esempio, non dovrebbe sentirsi obbligato da una legge piuttosto che un'altra per adeguare la sua struttura con bagni a norma,  ma dovrebbe sentire il dovere di agire in autonomia, per senso civico e per restituire un servizio alla collettività. In quest'ottica voglio anche sottolineare l'importanza che ciascun individuo ha nella società, in particolar modo quando si condividono insieme progetti, visioni e operatività facendo rete: bisogna partire dalla volontà di accettare "l'altro" senza pregiudizi o diffidenze di sorta, bisogna sapere ascoltare per abbattere tutte le barriere, fisiche e mentali e, in questo senso, l'essere parte di una comunità che opera in maniera condivisa apporta un grande valore aggiunto all'iniziativa di ciascuno di noi. Ritrovo, con piacere, questo principio nel concetto di Comunità ospitale che ispira il lavoro e la missione del GMT™ Halaesa-Nebrodi. Il progetto Halaesa-Nebrodi ruota attorno al concetto di Comunità ospitante, dunque le persone ne rappresentano l'elemento fondante in quanto chiamate all'accoglienza, alla partecipazione e alla condivisione. Quale ruolo immagineresti di svolgere come parte attiva del progetto stesso?  Sarei ben felice di essere parte attiva del progetto di Halaesa-Nebrodi perchè potrei indirizzare, con la mia esperienza diretta, determinate scelte e interventi specifici, non perchè abbia doti intellettive speciali ma semplicemente perche, toccando con mano le necessità delle persone con difficoltà, potrei essere un valido supporto per rendere i nostri luoghi più accessibili e inclusivi. Per esempio, la viabilità su rotaie andrebbe decisamente migliorata. Ho constatato di persona che in un treno per Cefalù il posto per i disabili era stato ottenuto semplicemente e frettolosanente togliendo alcuni sedili normali lasciando un'area libera dove posizionare la carrozzina, senza alcun sistema di aggancio e sicurezza. Ovviamente ho denunciato l'accaduto e, al netto delle scuse di circostanza, dopo tre anni dai fatti non è cambiato nulla.Ma non voglio chiudere questa intervista con una nota negativa anzi voglio cogliere l'occasione per dire che il cambiamento è possibile a patto che ognuno di noi prenda piena coscienza del problema e lo affronti con consapevolezza e decisione. Io ci sono. Anche noi Salvatore, grazie.
Leggi tutto

Riccardo Zingone 21/09/2024 0

People of Halaesa-Nebrodi: Domenico Boscia (japanese version)

ドメニコ、あなたをここまで導いた理由を教えてください。ロサンゼルスと東京はすぐ近くにあるわけではありません。 世界中を旅し、それぞれの歴史、文化、社会生活を持つ特定の場所を訪れることは、多くのアーティストの願望だと私は信じています。私はメイド・イン・シチリーと、世界で最も美しい船であるアメリゴ・ヴェスプッチ号の2023年から2024年のワールドツアーを通じて、この機会を得ることができました。私たちはロサンゼルスにいて、次の目的地はシンガポールで、その後さらに多くの約束をするために東京から最近戻ってきました。各段階で並外れた芸術的経験を積みながら、シチリアの芸術的な陶器のプレゼンテーションを進めています。 国防省、観光省、ビジネス省とメイド・イン・イタリアの相乗効果から、アメリゴ・ヴェスプッチ・ワールド・ツアーによってイタリアの卓越性を伝える初の巡回展示会であるヴィラッジョ・イタリアが誕生しました。感想はいかがですか?イタリアって海外でそんなに人気があるのですか? 去って留まるか、去って戻るか。これは多くのシチリア移民が目的地に到着して以来直面した歴史的とも言えるジレンマです。我が国のさまざまな省庁、特に国防省、外務省、観光省、商務省とシチリア地域 - 生産活動局、地域文化局の間の強い直観から遺産とアイデンティティ、地域農業局、農村開発および地中海漁業局、家族・社会政策・労働局、神殿の谷考古学公園、カターニア市、UNPLI イタリアプロロコ全国協会、および USEF – ヴィラッジョ・イタリアアメリゴ・ヴェスプッチ練習船のワールドツアーのおかげで、さまざまな国のいくつかの港で、イタリアの優れたもの、特にシチリアの優れたものすべてを大きな力と情熱で結集しました。この文脈において、メイド・イン・シチリーは、ブック・オブ・ルーツという非常に野心的なプロジェクトを通じて、シチリアの誇りの象徴となり、世界中のすべてのシチリア人を支援するシチリアの文化と創造性の基準となる候補になります。最後に、イオ・コンプロ・シチリアーノ - メイド・イン・シチリア協会の創設者であるダヴィデ・モリチ氏とジョヴァンニ・カレア氏と一緒に進めているプロジェクトを通じて、高さ約4メートルの全周を石で固めたマジョリカテラコッタの木を作ります。 日本の巨匠中嶋宏行とのパフォーマンスは、日出ずる国でのあなたの経験を象徴するものになりました。芸術言語は本当に世界共通なのでしょうか? メイド・イン・シチリア・プロジェクトを歓迎した在ロサンゼルスイタリア総領事ラファエラ・ヴァレンティーニ氏の多大な熱意のおかげで、ロサンゼルス港に建てられたヴィラッジョ・イタリアで「根の木」を贈呈し、プロジェクトは大成功に終わりました。『カム・ホーム』と『神々のシンポジウム』マルコ・サバテリ・プロダクションによる 1つ目は、ユニークな物語のパフォーマンス、象徴的な招待状、そして世界中のイタリア移民に捧げられた祝典であり、彼らのルーツを思い出させます。イベントにはダンサー、歌手、俳優、アクロバットなど18人のパフォーマーが参加しました。彼らのパフォーマンスは、1921 年にニューヨークで起きたトライアングル シャツウエスト工場の悲劇を音楽で表現し、原点回帰への感情的な旅を表していました。 第二部では、愛するイサカへ帰るユリシーズの旅をホメロスの表現で表現しました。さらに、ルーツの書は多くの地方自治体とともに署名され、最初の署名者はカリフォルニアのシチリア料理とイタリア料理の象徴であるガラティ・マメルティーノ出身のシェフ、セレスティーノ・ドラゴでした。署名者の中には、アメリゴ・ヴェスプッチ号の船長ジュゼッペ・ライ、ハンブルクのヴィンチェンツォ・アンドロナコ、ロッテルダムのペッペ・カペラーノ、ドバイのアレッサンドロ・ミセリ、事務次官ヴァレンティーニ・ヴァレンティーニ、UNPLI全国会長アントニオ・ラ・スピナ、彫刻家のヤーゴ、そして他にもたくさんいます。 東京のヴィラッジョ・イタリアでは、このイベントはメイド・イン・シチリアという東洋と西洋の文化の融合であり、イーニットは日本の巨匠中嶋宏行と私の芸術的パフォーマンスを披露しました。日本の書道の伝統とシチリアの芸術陶磁器という何世紀にもわたる芸術という、遠く離れていながらも文化的ルーツへの深い敬意によって結びついた2つの芸術世界を結びつけたユニークなイベントです。このパフォーマンスはロサンゼルスで行われたものと継続しており、ブック・オブ・ルーツのプレゼンテーションが行われます。東京では、異なるながらも親和性の高いルーツの出会いと交流に取り組みました。ルーツというテーマは、日本の議論の中心でもあります。このパフォーマンスはイタリアと日本の間の真の文化的抱擁を表しており、二千年の文化のルーツと伝統を讃え、未来を見据えてそれらを現在に投影する芸術的接触の瞬間でした。私の芸術的介入は、シチリア島の色彩と装飾、特にアラブ・スペインの色彩と装飾にそのルーツがあることが分かりました。私のパフォーマンスの目的は、私の芸術的介入の形と色の起源が私のシチリアのルーツと密接に関係していることを情熱的に強調することでした。 シチリア島はあなたの故郷ですが、世界中があなたの表現の地になりつつあります。あなたを海外に連れて行ってくれる他のプロジェクトはありますか? 1969 年にシチリア島のモッタ ダッフェルモで生まれ、彫刻と陶器のデザインおよび芸術的な陶器の装飾を専門としていました。私は自分の地域と、「チロ・ミケーレ・エスポジート」地域芸術高校で教えているサント・ステファノ・ディ・カマストラ(メイン州)の陶芸の伝統に深い愛着を持っています。私の作品はイタリア国内外で展示されています。さらに、私はシチリアの文化と、不完全さの禅の本質を表現する楽の技法に非常に近づき、熱心にこれを実践しました。これらすべてが私にとって表現豊かな地形となり、私を中国へと連れて行ってくれました。そして今日、練習船アメリゴ・ヴェスプッチの2023年から2025年のワールドツアーに続き、私はメイド・イン・シチリアで美しい冒険に参加しています。 あなたの陶器が直面しなければならなかった旅の間に、あなたはいくつかの不幸を経験しましたが、幸せな結末を迎えました。いったい何が起こったのでしょうか? 8月26日、東京のヴィラッジョ・イタリアで、私と日本の巨匠中嶋宏行とのコラボレーションによる芸術的なパフォーマンスが行われました。イタリアは日本を歓迎します。このイベントは、一見遠く離れているように見えますが、非常に似ている2つの国民と2つの国の間の協力を視覚的に表現することを目的として企画されました。 2000年前の文化のルーツと伝統を讃え、それらを未来を見据えて現在に投影する芸術的接触の瞬間。このイベントは、メイド・イン・シチリアが Enit と協力してプロデュースし、ダヴィデ・モリチ氏とジョヴァンニ・カレア氏がキュレーターを務めました。公演の機会に、東京のヴィラッジョ イタリアで陶器が展示されたことは、シチリアにとって非常に重要な分野に注目と価値を与える素晴らしい機会となりました。これはルーツについてだけでなく、私たちの土地の将来についても語ったシチリア地域生産活動評議会議員エディ・タマジョ氏の言葉でもありました。東京滞在中に、ベスプッチのプレート2枚と焦げ茶色のヘッドが誤って割れてしまいました。そこで、私たちはすぐに金継ぎの専門家である ジャカ・アヤ に連絡しました。彼女は、多大な礼儀と細心の注意を払って、2 枚のベスプッチプレートを修理するために、6 時間以上私たちを研究室に受け入れてくれました。この取り組みは、金継ぎの技術を通じて、壊れた磁器や芸術的な陶器をすべて金で修復し、それに注目に値する象徴的な価値を与える巨匠中嶋宏行が用いた比喩の物語から生まれました。ダークブラウンでも同様の作業を行いました。私、ダヴィデとジョバンニにとって、中嶋宏行との出会いは、まさにジャカ・アヤのような人々、彼ら自身の文化への愛と他文化への強い好奇心との出会いによって思い出深いものとなりました。 ここしばらくの間、シチリアの卓越性を世界に広めることを目的とした取り組みであるメイド・イン・シチリアとの実りあるコラボレーションが進行中です。この相乗効果からどのようなプロジェクトが生まれるのでしょうか? 私たちはメイド・イン・シチリアのチームとともに、海外に住みながらも故郷との強い関係を維持してきた多くのシチリア人によるルーツへの回帰であるトルナ・ア・カーサ・プロジェクトに熱意を持って取り組んでいます。エキサイティングなプロジェクトの発展の中で、パレルモに建設されるメイド・イン・シチリア博物館の誕生が予見されています。
Leggi tutto

Riccardo Zingone 15/09/2024 0

Gente di Halaesa-Nebrodi: Domenico Boscia

Ho incontrato il professore Domenico Boscia, ceramista, scultore e artista a tutto tondo, dopo avere parlato di lui quale ideatore del magnifico murales in ceramica La via del mare di Torremuzza, installazione collocata nella frazione marinara del comune di Motta d'Affermo, uno dei sette che fanno parte di Halaesa-Nebrodi.Con Domenico, recentemente tornato da un'esperienza eccezionale vissuta tra Stati Uniti e Giappone, ho avuto il piacere di assaporare un caffè e intrattenermi in una lunga e piacevole chiaccherata, incrociando spesso i vivaci occhi azzurri che sanno di cielo e mare della sua Sicilia.  Domenico, raccontaci di cosa ti ha portato così lontano, Los Angeles e Tokyo non sono esattamente dietro l'angolo. Ritengo che sia il desiderio di tanti artisti girare per il mondo, visitare luoghi particolari, ognuno con la loro storia, cultura e vita sociale. Io sto avendo questa possibilità attraverso il Made in Sicily e il Tour Mondiale 2023-2024 della nave più bella del mondo che è l'Amerigo Vespucci. Siamo stati a Los Angeles, da poco rientrati da Tokyo con prossima tappa a Singapore e poi ancora altri appuntamenti. Ad ogni tappa una straordinaria esperienza artistica con la quale sto portando avanti la presentazione della ceramica artistica siciliana. Dalla sinergia tra Ministero della difesa, Ministero del turismo e Ministero delle imprese e made in Italy nasce Villaggio Italia, la prima mostra itinerante dell'eccellenze italiane veicolato dal Tour mondiale della Amerigo Vespucci. Quali le tue impressioni? L'Italia piace così tanto all'estero? Partire e restare oppure partire e ritornare. Questi i dilemmi, potremmo dire storici, che molti immigrati siciliani si sono posti dal momento in cui sono arrivati a destinazione prefissata.Da una forte intuizione tra i vari ministeri della nostra nazione, in particolare il Ministero della Difesa, il Ministero degli Esteri, il Ministero del Turismo e il Ministero delle Imprese, insieme alla Regione Siciliana – Assessorato alle Attività Produttive, Assessorato Regionale ai Beni Culturali e all'Identità, Assessorato Regionale all'Agricoltura, allo Sviluppo Rurale e alla Pesca Mediterranea, Assessorato alla Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro, Parco Archeologico Valle dei Templi, Città di Catania, UNPLI Associazione Nazionale Proloco d’Italia e USEF – prende vita il Villaggio Italia in più porti di diverse nazioni, grazie al Tour Mondiale della Nave Scuola Amerigo Vespucci, riunendo con molta forza e passione tutte le eccellenze italiane e, in particolare, quelle siciliane. In questo contesto, il Made in Sicily, attraverso un progetto molto ambizioso, il Libro delle Radici, si candida a diventare un simbolo dell’orgoglio siciliano e un punto di riferimento per la cultura e la creatività della Sicilia a sostegno di tutti i siciliani nel mondo. Infine, attraverso un progetto che sto portando avanti con Davide Morici e Giovanni Callea, i due fondatori dell’Associazione Io Compro Siciliano – il Made in Sicily, realizzerò un albero a tutto tondo alto circa quattro metri, tutto in terracotta maiolicata con lastre in pietra lavica, anch'esse maiolicate. La tua performance con maestro giapponese Nakaijma Hiroyuky è diventata l'icona della tua esperienza nel paese del Sol levante. Davvero il linguaggio dell'arte è universale? Grazie al grande entusiasmo della Console Generale d’Italia a Los Angeles, Raffaella Valentini, che ha accolto il progetto del Made in Sicily, dopo aver presentato l’Albero delle Radici al Villaggio Italia realizzato nel porto di Los Angeles, grande successo ha avuto “Torna a Casa” e “Il Simposio degli Dei” di Marco Savatteri Production. La prima è una performance narrativa unica, un invito simbolico e una celebrazione dedicata agli emigrati italiani nel mondo, un richiamo alle proprie radici. L’evento ha visto la partecipazione di 18 performer tra ballerini, cantanti, attori e acrobati. La loro esibizione ha rappresentato un viaggio emozionale verso le proprie origini, rappresentando in musica la tragedia della Triangle Shirtwaist Factory a New York nel 1921. La seconda parte ha visto la rappresentazione omerica del viaggio di Ulisse che ritorna a casa nella sua amata Itaca. Inoltre, è stato firmato, insieme a tante autorità del posto, il Libro delle Radici, il cui primo firmatario è stato Celestino Drago, chef originario di Galati Mamertino, simbolo della cucina siciliana ed italiana in California. Tra i firmatari ci sono stati anche Giuseppe Lai, Comandante della nave Amerigo Vespucci, Vincenzo Andronaco da Amburgo, Peppe Cappellano da Rotterdam, Alessandro Miceli da Dubai, il sottosegretario Valentino Valentini, il presidente nazionale dell’UNPLI Antonio La Spina, lo scultore Jago e molti altri. Al Villaggio Italia a Tokyo, l’appuntamento è stato un abbraccio culturale tra Oriente e Occidente: il Made in Sicily ed Enit hanno presentato la performance artistica del maestro giapponese Nakajima Hiroyuki e del sottoscritto. Un evento unico nel suo genere che ha unito due mondi artistici, distanti ma accomunati da un profondo rispetto per le radici culturali: la tradizione giapponese della calligrafia e la secolare arte della ceramica artistica siciliana. La performance è in continuità con quanto realizzato a Los Angeles, con la presentazione del Libro delle Radici. A Tokyo abbiamo lavorato sull’incontro e lo scambio di radici diverse eppure fortemente compatibili. Il tema delle radici è centrale anche nel dibattito giapponese. Questa performance ha rappresentato un vero e proprio abbraccio culturale tra Italia e Giappone, un momento di contatto artistico che celebra le radici e le tradizioni di due culture millenarie, proiettandole nel presente con uno sguardo verso il futuro. Il mio intervento artistico ha trovato le sue radici nei colori e nei decori della Sicilia, soprattutto in quelli arabo-spagnoli. L’obiettivo della mia performance è stato quello di far emergere con passione che l’origine delle forme e dei colori del mio intervento artistico è strettamente connessa alle mie radici siciliane. La Sicilia è la tua terra d'origine ma il mondo intero sta diventando il tuo terreno espressivo: hai altri progetti che ti porteranno oltre mare? Nato in Sicilia, a Motta d’Affermo, nel 1969, mi sono specializzato in scultura e progettazione del design ceramico, oltre che in decorazione di ceramica artistica. Sono profondamente legato al mio territorio e alla tradizione della ceramica di Santo Stefano di Camastra (ME), dove insegno presso il Liceo Artistico Regionale “Ciro Michele Esposito”. Le mie opere sono state esposte sia in Italia che all’estero. Inoltre, mi sono avvicinato molto alla cultura siciliana e alla tecnica Raku, che esprime l’essenza Zen dell’imperfezione, praticandola intensamente. Tutto questo è diventato per me un terreno espressivo che mi ha portato anche in Cina, e che oggi mi vede impegnato in una bellissima avventura con il Made in Sicily, a seguito del Tour Mondiale 2023-2025 della nave scuola Amerigo Vespucci. Durante le trasferte che hanno dovuto affrontare le tue ceramiche hai vissuto alcune disavventure che, però, hanno avuto un lieto fine. Esattamente cosa è successo? Il 26 agosto, al Villaggio Italia a Tokyo, ha avuto luogo una performance artistica che ha visto la collaborazione tra me e il maestro giapponese Nakajima Hiroyuki. L’Italia abbraccia il Giappone, un evento pensato per dare una rappresentazione visiva della collaborazione tra due popoli e due Paesi apparentemente lontani, ma estremamente affini. Un momento di contatto artistico che celebra le radici e le tradizioni di due culture millenarie, proiettandole nel presente con uno sguardo verso il futuro. L’evento è stato prodotto dal Made in Sicily in collaborazione con Enit, a cura di Giovanni Callea e Davide Morici. In occasione della performance, la presenza della ceramica al Villaggio Italia a Tokyo è stata una grande opportunità per dare visibilità e valore a un settore molto importante per la Sicilia. Queste sono state anche le parole dell’onorevole Edy Tamajo, assessore delle Attività Produttive della Regione Siciliana, che ha parlato di radici, ma anche del futuro della nostra terra. Durante i giorni della permanenza a Tokyo, due piatti del Vespucci e una testa di moro si sono rotti accidentalmente. Pertanto, abbiamo subito contattato un’esperta di Kintsugi, Jka Aya, che con molta cortesia e la sua enorme cura ci ha ospitati nel suo laboratorio per oltre sei ore per riparare i due piatti del Vespucci. L’iniziativa è nata dal racconto della metafora utilizzata dal maestro Hiroyuki, che, attraverso la tecnica del Kintsugi, ripara con l'oro tutto ciò che è porcellana o ceramica artistica rotta, conferendole un notevole valore simbolico. La stessa cosa è stata fatta con la testa di moro. Per me, Davide e Giovanni, l’incontro con il maestro Hiroyuki è stato reso memorabile proprio dall'incontro con persone come Jka Aya, dal loro amore per la propria cultura e dalla grande curiosità verso altre culture. Da qualche tempo si è avviata una proficua collaborazione con Il Made in Sicily, iniziativa che vuole promuovere le eccellenze siciliane nel mondo. Quali i progetti che nasceranno da questa sinergia? Con il team de il Made in Sicily stiamo lavorando con grande entusiasmo sul progetto Torna a casa, un rientro alle proprie radici da parte dei tantissimi siciliani che vivono all'estero ma che hanno mantenuto saldo il loro rapporto con la terra d'origine. Nello sviluppo dell'entusiasmante progetto è prevista la nascita del Museo del Made in Sicily che che sorgerà a Palermo.
Leggi tutto