Riccardo Zingone 06/09/2024
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Appena arrivato al primo ambiente del Palazzo comunale di via Garibaldi che accoglie la mostra Sicilian Crossing- Migrazioni Siciliane in America e comunità derivate vengo accolto da un grande silenzio che induce, immediatamente, alla meditazione ed alla lettura didascalica e fotografica dei 120 pannelli che raccontano la grande emigrazione siciliana in America avvenuta dal 1870 fino al 1924. Ma è solo un silenzio apparente poichè, via via che ci si addentra nella lettura, nella mia mente iniziano a farsi spazio immagini e suoni provenienti dal fertile terreno della memoria, incoraggiati dall'ampia descrizione fotografica che arricchisce e nobilita la mostra: ecco che, allora, iniziano a riecheggiare i canti antichi di contadini e pastori dediti al duro lavoro nei campi, lo scalpitio degli animali da soma utilizzati per il trasporto delle messi, il rumore dei picconi utilizzati da giovani solfatari nudi, spesso condannati ad una morte precoce da malattie che oggi definiremmo "professionali", tutti elementi che fanno da contraltare alle agiate condizioni dei latifondisti di allora che, senza fatica alcuna, sfruttarono le miserie umane per accumulare ricchezze e privilegi.Ancora suoni sembrano provenire dal porto di Palermo dove all'ancora vi erano enormi piroscafi pieni zeppi di esseri umani che ricordano, con angoscia, gli attuali barconi dei migranti (con la differenza che le immagini di allora erano in bianco e nero mentre quelle di oggi sono a colori) e le cui lacrime del doloroso distacco dalla propria terra solo parzialmente venivano mitigate dalla speranza di trovare un futuro migliore. Il suono caratteristico rilasciato dalle sirene delle navi avvisava di una partenza che sembrava chiudere una pagina per aprirne un'altra lontano, in un altro mondo, nel nuovo mondo delle americhe. Una volta sbarcati in America ancora suoni: una lingua nuova e sconosciuta, il via vai degli automezzi delle grandi città, il rumore del tram, il frastuono di macchinari industriali mai visti e di metodi di pesca e lavorazione del pesce sconosciuti, i battiti del cuore accelerati dalla paura e dallo smarrimento. Sempre restando nel tema dei suoni, i dati storici ci ricordano che solo una parte dei nostri conterranei poterono urlare di gioia poichè avevano, realmente, potuto migliorare le proprie condizioni di vita mentre per tantissimi altri lo sbarco in America marcò, drammaticamente, il passaggio da uno sfruttatamento ad un altro e l'emigrazione significò solamente avere traslato la propria condizione di miseria dal "vecchio" al "nuovo" continente. Alcuni di loro furono costretti a ritornare nell'amata-odiata Sicilia.
La mostra racconta il prima, il durante ed il dopo ovvero le motivazioni che hanno determinato un così vasto fenomeno migratorio, i momenti emotivi e pratici che raccontano dell'organizzazione del lungo viaggio, dell'arrivo in America, dell'inizio della nuova vita in una terra certamente ospitale ma anche sconosciuta.I cinquantanni della migrazione vengono perciò riassunti in quattro sezioni: la prima ci riporta alle cause socio-economico-storiche che hanno costretto migliaia di siciliani ad abbandonare la propria terra (la crisi delle miniere di zolfo e pomice, la devastazione dei vigneti determinata dalla filossera, la progressiva chiusura di tonnare e saline, la ribellione dei fasci siciliani del 1894 ed il devastante terremoto di Messina del 1908). La seconda e la terza descrivono i patemi d'animo legati alla partenza dalla Sicilia fino allo sbarco a Ellis Island con la nascita della comunità di Little Italy e le relative implicazioni che essa ebbe nel tessuto sociale statunitense. La quarta, infine, è dedicata al nevralgico ruolo che ebbero le Società di mutuo soccorso che nacquero nel corso degli anni, elementi fondamentali per l'integrazione e l'assistenza dei siciliani che arrivavano. Nel frattempo, in un alternarsi di ricordi musicali e frame di documentari in bianco e nero recuperati dal cassetto dei ricordi, vengo raggiunto dall'assessore al turismo del comune di Pettineo, Mariolina Sanguedolce, con la quale condivido la parte finale della mostra ed alla quale ho rivolto alcune domande.
-Assessore, Sicilian Crossing approda a Pettineo, quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad inserire il suo comune tra le tappe della mostra? Le motivazioni fondamentali sono l'incentivazione e la valorizzazione storica e culturale del nostro borgo al fine di far conoscere, attraverso un processo di consapevolezza, la situazione demografica e socio-economica di quel periodo che ha visto lasciare la propria terra a tanti nostri conterranei con la speranza di trovare "fortuna" presso un altro continente del tutto sconosciuto, tra glorie ma anche tante amarezze.
-La comunità pettinese ha pagato un caro prezzo in termini di calo demografico: nel decennio 1921-1931 la popolazione è scesa drasticamente del 36% con ripercussioni socio-economiche rilevanti. Un'emorragia che è continuata, sia pure con numeri nettamente inferiori, fino ai nostri giorni. Quali le soluzioni per arrestare o invertire questo preoccupante trend?Questa iniziativa dovrebbe servire da strumento di sensibilizzazione e dovrebbe essere un utile catalizzatore per cercare di arginare lo stesso fenomeno che oggi, purtroppo, sembra si stia ripetendo. Penso che il rilancio dal punto di vista turistico del nostro comune e di tutto il territorio sia una strada da percorrere attraverso un processo condiviso e che potrebbe avere, nel Turismo delle radici, un valido strumento di promozione turistica. In merito al calo demografico, le soluzioni potrebbero essere molteplici. Innanzitutto, è fondamentale promuovere l'occupazione e le opportunità economiche nella zona, incentivando l'imprenditorialità e l'attrazione di investimenti, azioni che il comune di Pettineo ha avuto la possibilità di attuare con dei contributi a fondo perduto (Fondi comunali marginali DPCM 30 Settembre 2021) mirati all'avvio di attività di ristorazione e lavorazione e trasformazione prodotti agricoli. Un grosso input deve essere necessario nel migliorare i servizi, in particolare quelli dedicati alla famiglia e alla gioventù, che possono contribuire a rendere il Comune un luogo più attraente per le nuove generazioni. Infine ritengo fondamentale sviluppare programmi di valorizzazione territoriale quali gli eventi culturali e turistici, stimolando l'interesse dei visitatori verso Pettineo e non solo. Necessitano delle azioni di zona mirate, non individuali, che permettano a tutto il comprensorio di emergere, rispettando le peculiarità ed eccellenze proprie di ciascun borgo.
-Il 2024 è l'anno del Turismo delle radici, uno strumento prezioso per intercettare i discendenti dei nostri concittadini residenti all'estero e farli riavvicinare alle proprie origini. Quali sono, in tal senso, le iniziative che la sua amministrazione intende portare avanti? Indubbiamente l'iniziativa portata avanti dal Ministero degli Esteri con l'intento di incoraggiare e rilanciare l'offerta turistica verso nuone direzioni ci ha coinvolti pienamente. Siamo convinti che incrementare quel legame affettivo e culturale che permetterebbe al visitatore di scoprire le qualità oggettive proprie del nostro territorio sia un'opportunità sociale ed economica rilevantissima per rilanciare il nostro borgo. Per questo motivo il comune di Pettineo ha voluto partecipare al Bando per la realizzazione di attività culturali in favore degli italo-discendenti nel mondo ed è stato uno degli 850 Comuni italiani selezionati.
La mostra Sicilian Crossing- Migrazioni Siciliane in America e comunità derivate è promossa da Messina Tourism Bureau attraverso la Rete Metropolitana dei comuni per il turismo delle radici e dalla Rete dei Musei Siciliani dell’emigrazione.