Gente di Halaesa-Nebrodi-Alessio Ribaudo
Il legame con la propria terra non si misura in chilometri, si misura in battiti.
Riccardo Zingone 12/02/2025 0
Talvolta si può essere Gente di Halaesa-Nebrodi pur vivendo a oltre 1300 km di distanza. E' ciò che accade a tanti siciliani che, per svariati motivi, vivono fuori dal luogo di origine ed è esattamente ciò che avviene anche con Alessio Ribaudo, stefanese di nascita ma milanese di adozione, giornalista del Corriere della Sera.
Nonostante Alessio viva e lavori a Milano da svariato tempo, in realtà quel sottile filo rosso che lo collega alla sua Santo Stefano di Camastra (ma non solo, come vedremo più avanti) non si è mai spezzato anzi, nel corso degli anni, si è addirittura irrobustito, mantenedo così vivi i legami familiari, affettivi e di appartenenza, fatto-quest'ultimo- che si traduce anche nel non avere "assorbito" più di tanto la cadenza meneghina, condizione che, personalmente, apprezzo molto.
Alessio, il tuo biglietto Santo Stefano-Milano non è mai stato di sola andata. Quanto è forte il legame con la Sicilia?
Senza radici, gli alberi non crescono. Sono nato a Santo Stefano di Camastra. Qui sono nati mia madre, Angela Ciofalo, i miei nonni, i bisnonni e i miei avi fino ai quadrisavoli. Mio padre è di Mistretta, una terra che, almeno dal 1448, è stata patria dei Ribaldo — poi Ribbaudo e infine Ribaudo. Un cognome non è mai solo un cognome: è una storia, una traccia, un testimone passato di generazione in generazione.
A Mistretta, ogni sabato da bambino, la domanda rituale era sempre la stessa: “Ma tu a cu apperteni?”. Non era solo una curiosità; era il passaggio obbligato per essere riconosciuti, compresi. La risposta non era mai banale, non bastava dire il nome del padre. Solo quando dicevo: “U niputi ri ron Luciu ri S’Addiu”, il cerchio si chiudeva, l’identità trovava la sua chiave. A Milano, dove vivo da trent’anni, accade qualcosa di simile. Anche qui, in certi ambienti, si distingue tra i “Milanés de la lengua de Milan” e tutti gli altri.
Anche qui il cognome e il dialetto sono sigilli. Ma la verità è che il legame con la propria terra non si misura in chilometri, si misura in battiti.
I Nebrodi mi hanno visto crescere. Ho amato, riso, sognato in queste terre. Da qui sono partito, qui resta la mia anima. Qui c’è la terra che ha esaltato l’entusiasmo della mia giovinezza. Qui ho imparato a stare con i piedi piantati a terra e lo sguardo rivolto al mare, verso l’infinito che neanche la corona delle Eolie sbarra. Fra i miei 1.611 avi, ricostruiti documentalmente, non ci sono stati solo stefanesi e mistrettesi, ma anche militellesi (Faraci) e sanfratellani (Calderone e Tomasello). C’erano cristiani (Armao, Cannata, Smriglio, Scaduto) ed ebrei (Bartolotta, Giaconia, Giordano, Ortoleva).
Nobili e socialisti, appaltatori e artigiani, armatori e allevatori, imprenditori e agrimensori reali, anticlericali incalliti e alti prelati, sindaci e anarchici. Grandi ricchezze e grandi rovesci.
Insomma, c’era tutta la contraddizione dei Nebrodi. Le porto dentro: nel modo in cui guardo il mare, nei silenzi delle montagne, nella tenacia che mi accompagna ogni giorno.
La scrittura, oltre ad essere il tuo lavoro, è una passione profonda. Da dove nasce?
C’è un momento, nella vita di ciascuno, in cui la passione prende forma. Per me accadde in prima media, quando il mio mitico professore di italiano, Gaetano Gerbino, ci assegnò un compito in classe: scrivere un articolo immaginario. Il suo giudizio fu chiaro: “Si prevede un futuro al Corriere della Sera”. Era il 1986. Quell’estate segnò la mia vita.
Avevo appena compiuto dieci anni quando, per la prima volta, mi misero davanti a un mixer e a un microfono. L’editore, Beniamino Priolisi, mi spiegò con calma: “Con questo cursore abbassi la musica, con questo alzi la voce. Vai.” Dopo alcune prove, pronunciò una frase che non ho mai dimenticato: “Da oggi condurrai il tg dei ragazzi”. Era Radio Incontro.
E in quel momento non pensavo più al caldo infernale di quel locale angusto. Pensavo solo alle parole, a quel brivido di raccontare. Poco dopo passai anche al giornalismo televisivo e alla carta stampata: dal Giornale di Sicilia a Centonove, da Onda Tv ad Antenna del Mediterraneo, passando per Radio Stefanese e Tgs.
Avevo appena quindici anni quando seguii il mio primo duplice omicidio. Conoscevo bene le vittime: un compaesano che correva nei rally e il suo navigatore-meccanico. Non potevo girarmi dall’altra parte, non potevo tacere. Quello è stato l’inizio. Poi Mediaset on Line, Italpress, Il Giornale e infine il grande salto: il Corriere della Sera. Da vent’anni racconto il mondo con la consapevolezza che le parole hanno un peso. Le ho usate per raccontare di mafia, legalità, dissesto idrogeologico. La mia scrittura non è mai stata solo un mestiere. È sempre stata, prima di tutto, una forma di resistenza.
Hai scoperto storie dimenticate. Me ne racconti alcune?
Ci sono nomi che la storia perde. Liborio Ribaudo è uno di questi. Nato a Mistretta nel 1897, credeva in valori oggi rari: onore, dovere, patria.
A vent’anni comandava un plotone durante la Grande Guerra. L’Esercito gli conferì la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Dopo la guerra, la vita lo portò in Libia. Era il 1923: la guerra coloniale, il sogno espansionista fascista. Liborio era un ufficiale del Secondo Battaglione Eritreo, sotto il comando di Graziani. Poi arrivò il 27 dicembre. Beni Ulid. Trecento italiani contro tremila ribelli. Liborio, alla testa dei suoi uomini, respinse l’assalto. Fu ferito gravemente. I suoi commilitoni si misero sugli attenti mentre lo riportavano indietro.
Con l’ultimo fiato, si alzò dalla barella e gridò: “Viva sempre l’Italia.” Un’altra Medaglia d’Argento al Valor Militare, ma il suo nome si è sbiadito nei vicoli di Mistretta. Un errore burocratico lo ha collocato a Gela. Ma lui era di Mistretta, e io sogno e ribadisco che il suo nome vada iscritto nel bel Monumento ai Caduti che mio nonno Lucio, con la sua arte, contribuì a erigere.
E poi c’è Maria Ciofalo, giovane partigiana e agente segreta britannica, una figura quasi dimenticata. Operava per lo Special Operations Executive. Una donna coraggiosa, che agiva dietro le linee nemiche, sabotava, spiava. Il mio lavoro è riportare alla luce queste vite e restituire loro il posto che meritano nella memoria collettiva.
Hai ricevuto premi importanti. Il Premio Pio La Torre e il titolo di Siciliano Lombardo dell’Anno 2023. Cosa significano per te?
Significano orgoglio, ma anche una vertigine. Vedere il mio nome accostato all’opera di santi civili come Pio La Torre e Salvatore Carnevale o a grandi magistrati come Antonino Caponnetto è un onore enorme. Questi riconoscimenti non sono solo premi; sono energia pura per continuare un lavoro che è fatica, che richiede dedizione costante. Non si scrive di mafia e legalità per diventare famosi, ma per dare voce a chi non ne ha. Questi premi mi ricordano che il giornalismo non è solo mestiere: è missione, è impegno civile, è responsabilità.
Il GMT™ Halaesa-Nebrodi. Cosa ne pensi?
La memoria di un luogo non sta solo nelle sue pietre o nei suoi documenti, ma in ciò che quelle pietre e quei documenti raccontano, e nel modo in cui noi scegliamo di ascoltarli. Halaesa-Nebrodi è un progetto ambizioso che parte dal presupposto che il passato non debba essere un’ancora che ci trattiene, ma un trampolino che ci proietta in avanti.
Questo significa riconoscere la storia, ma anche darle nuova vita, affinché continui a dialogare con il presente e con il futuro. Bisogna saper ascoltare questo territorio senza imporre, senza forzare.
Lasciare che le pietre, i sentieri, le montagne e il mare raccontino la loro storia. È in quel racconto che si trova il valore unico dei Nebrodi.
Questo progetto ha un potenziale straordinario, perché vuole mettere in luce non solo le bellezze naturali, ma anche la ricchezza enogastronomica, culturale e umana di questa terra.
Per farlo, però, serve qualcosa di più di una buona idea. Serve una sinergia vera tra istituzioni, realtà locali, giovani imprenditori e comunità, affinché il progetto lasci un segno duraturo.
Realtà locali, istituzioni, giovani imprenditori devono collaborare per dare continuità e sostenibilità a un progetto innovativo, ma anche rispettoso delle radici. E poi serve una narrazione potente. Spesso si ricordano i miei articoli sulle mafie, che opprimono e soffocano chi, con il sudore della fronte, porta avanti la propria azienda: gli onesti in Sicilia sono la stragrande maggioranza. Ma ce ne sono tanti altri che mi rendono orgoglioso perché hanno messo in risalto la bellezza dei Nebrodi e hanno convinto imprenditori del settore turistico a inserire quest’area nei loro percorsi.
I media devono essere parte di questo processo, perché far conoscere il valore di un luogo significa anche proteggerlo e preservarlo. Chi mette la testa sotto la sabbia, come uno struzzo, non fa il bene di questi scrigni. Il “niente vidi, niente sacciu” ha già causato danni incalcolabili per generazioni. È il peggior stereotipo e il boomerang mediatico più devastante che possa esistere. I negazionisti che si agitano, additano e sbraitano, con il marranzano in sottofondo, provocano nei turisti solo repulsione per la loro chiusura mentale verso la verità e il loro atteggiamento retrogrado.
Il ruolo dei media è essenziale: raccontare le storie di chi lavora, vive e ama questi luoghi. Perché far conoscere il valore di un territorio non significa solo promuoverlo: significa anche proteggerlo, custodirlo e consegnarlo intatto alle generazioni future. Raccontare un territorio significa raccontare la realtà, senza menzogne. Significa custodirlo. Significa proteggerlo. Solo così si potrà consegnarlo al futuro. Insieme: perché da soli si va veloci, ma tutti per uno si va lontano.
Raccontare un territorio, in fondo, è un atto di responsabilità e di amore. Non è solo una questione di marketing o turismo: è una questione di identità, di appartenenza, di rispetto per ciò che siamo stati e per ciò che possiamo diventare.
È questa, credo, la sfida più grande: trovare il modo di far convivere passato e futuro, tradizione e innovazione, in un equilibrio che non sacrifichi nulla, ma che valorizzi tutto.
Come un novello Ulisse, sogno che un giorno, quando chiuderò la mia stilografica, tornerò nella mia Itaca e la ritroverò non solo intatta, ma anche fiorita, rinnovata, arricchita da tutto ciò che avremo costruito.
Non una nostalgia di ciò che era, ma un’aspirazione a ciò che può diventare. Una casa non come l’ho lasciata, ma come ho sempre sperato che fosse.
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Halaesa Nebrodi 09/11/2024
Gente di Halaesa-Nebrodi: Filippo Fratantoni
Varcare la soglia del grande edificio che ospita lo showroom-fabbrica delle Ceramiche Fratantoni significa immeggersi immediatamente in un mondo i cui contorni sono ben definiti dal grigio dell'argilla ('a rita in dialetto locale) dei tantissimi vasi, teste di moro, portalumi lavorati e lasciati a riposare in attesa di smaltatura e cottura, a cui fà da contraltare l'esplosione dei vivaci colori usati per la decorazione dei manufatti finiti che invadono lettereralmente gli spazi espositivi. Al centro del palcoscenico di una rappresentazione che va avanti da quasi cento anni, spicca una postazione di lavoro, circondata da manufatti già lavorati ma in attesa di decorazione e cottura: una magnifica scelta scenografica e comunicativa che racconta tanto di questa antica arte espressiva che solamente alla fine di un lungo ciclo lavorativo trova la sua espressione finale.
Dentro a questo complesso e antico mondo vi sono le persone, gli artigiani e la maestranze che da secoli si dedicano a questa magnifica arte e che hanno reso celebre Santo Stefano di Camastra nel mondo: i ceramisti o, per usare un termine meno noto, i ceramicari.
Filippo Fratantoni è uno di questi, figlio di ceramisti e ceramista egli stesso, personaggio poliedrico, da sempre dentro la vita sociale della sua Santo Stefano di Camastra alla quale ha dedicato anche una lunga parentesi politica.
Filippo questa chiaccherata avviene all’interno di una delle attività storiche di Santo Stefano di Camastra: l’azienda Ceramiche Fratantoni figlia della Ditta Fratelli Fratantoni fondata nel lontano 1935. Cosa è successo in questi 89 anni di attività?
L'attività nasce nel dopoguerra quando mio nonno e suoi quattro figli misero in piedi una bottega artigianale dove producevano 'i marazzetri, 'i cusuzze che altro non erano se non giocattoli ispirati agli oggetti di uso quotidiano. Così facendo, attraverso quattro torni usati per la lavorazione, realizzavano piccoli bummuli, quartare, lemmi, rasticetri riproponendo in miniatura ciò che, da tempo, producevano gli artigiani stefanesi all'interno delle loro botteghe. I piccoli pezzi realizzati venivano acquistati da venditori ambulanti che, a bordo dei loro carretti, andavano poi a vendere nei mercatini locali per pochi spiccioli consentendo così, ai bambini meno abbienti, di avere anche loro un modesto giocattolo con cui divertirsi.
Successivamente, al termine della seconda guerra mondiale, avviene il salto di qualità e la famiglia Fratantoni, grazie all'acquisto di magazzini e locali più ampi, si dedica alla produzione di terracotte per uso quotidiano ed edilizio, rimanendo ancora al di fuori dei prodotti ceramici cosi come li vediamo oggi.
In realtà allora fornaci e botteghe erano ancora dislocate fuori paese, lungo la nazionale (SS.113) che portava verso Messina da cui passava tutto il modesto traffico veicolare dell'epoca. Erano i duri anni '50 del dopoguerra ma, successivamente, grazie alla ripresa economica, comiciarono a vedersi prima Fiat 1100, poi Fiat 600, qualche autobus di linea e anche turisti che, attratti dalla merce messa ad asciugare dai numerosi artigiani bordo strada, cominciarono ad essere interessati all'acquisto del prodotto esposto. Da questo momento in poi cresce l'interesse anche a produrre e vendere ceramiche decorate per cui nasce 'a scola ceramica, oggi Liceo Artistico, che comincia a formare i primi decoratori a supporto dei mastri vasai, momento cruciale visto che le maestranze dell'epoca non avevano le competenze per colorare i loro manufatti.
Il nostro interesse è sempre stato rivolto alla riproduzione di piastrelle e mattoni della tradizione stefanese ottocentesca e, negli anni '70, abbiamo brevettato la smaltatura delle lastre in pietra lavica con cui abbiamo iniziato a costruire tavoli di varie forme e dimensioni altrimenti irrealizzabili con l'argilla, materiale fortemente penalizzato in termini di resistenza e contrazione alla cottura.
Oggi la nostra azienda è arrivata alla quarta generazione, io e i miei fratelli ci dedichiamo alla produzione della linea classica, in particolare modo della produzione di piastrelle, mentre ai ragazzi lasciamo la libertà di sperimentare i nuovi mondi e i nuovi spazi realizzativi proposti dalle ceramiche moderne.
Alcuni anni fa abbiamo assistito all'invasione di prodotti d’origine estera, sopratutto cinese, che nulla hanno a che vedere con quelli artigianali, distraendo il consumatore e generando grande confusione. Come ha risposto la comunità dei ceramisti stefanesi a questa ingombrante presenza, quali contromisure ha preso e cosa è cambiato nel rapporto con l’utente finale.
Abbiamo semplicemente continuato a fare il nostro lavoro e a farlo bene.
La vera invasione c'è stata ma è anche passata: oggi dalla Cina arrivano perlopiù riproduzioni di pigne e teste di moro che poco incidono con il nostro lavoro. Mio padre ci diceva sempre: "Non scoraggiatevi, la ceramica ha sempre dei momenti di alti e di bassi" e devo dire che così è stato. Oggi siamo in un momento di grande ripresa, il gusto delle persone si va affinando e sa riconoscere un oggetto per la qualità che esprime, le nuove generazioni sono sempre più attratte dal nostro mondo grazie anche alla presenza dei media e dei social che hanno dato nuovo impulso al nostro settore. Basti pensare alla proiezione internazione che hanno dato alla Testa di moro gli stilisti Dolce e Gabbana presentandola in alcuni loro spot pubblicitari, ciò ha dato risalto ad un oggetto che c'è sempre stato ma che indubbiamente, grazie al loro intervento, è diventato ricercatissimo.
Il nome di Filippo Fratantoni è strettamente legato al MUDIS, acronimo di Museo Diffuso Stefanese di cui sei il Direttore artistico. Mi incuriosisce l’utilizzo del termine "diffuso" e, nello stesso tempo, vorrei approfondire la sua storia che parte da Giuseppe Lanza Barresi Duca di Camastra.
Noi abbiamo sempre creduto che Santo Stefano di Camastra è un museo a cielo aperto. Il MUDIS nasce da una visione nata negli anni '80 grazie al compianto sindaco Gigi Famularo che si adoperò per trovare i fondi necessari al recupero del palazzo appartenuto al Duca di Camastra, lì nacque il Museo della ceramica con ampi spazi espositivi dedicati alla storia della ceramica stefanese e siciliana che convivono con una importantissima collezione di ceramiche artistiche moderne. Accanto a questo, nell'ambito del progetto del museo diffuso, vi sono delle installazioni sparse lungo la città e le botteghe stesse dei nostri artigiani ne sono parte integrante, attraverso i loro negozi e i coloratissimi spazi espositivi che si affacciano, in maniera molto scenografica, sulle strade principali di Santo Stefano.
La ceramica artistica è un driver turistico molto importante, soprattutto se vengono create le sinergie giuste con altre realtà regionali e nazionali. Trovo molto interessante l’iniziativa del Passaporto della Strada delle ceramiche che vuole unire sei comunità siciliane in un percorso conoscitivo, molto stimolante, del mondo delle ceramiche e di cui Santo Stefano è parte integrante. Il Passaporto è stato presentato il 24 marzo di quest’anno, io c’ero, ma non ho visto molti ceramisti presenti: quante attività hanno aderito al progetto e che sviluppi vedi in quest’iniziativa?
E' vero. Per quanto noi ceramisti abbiamo rapporti reciproci cordiali e collaborativi ma siamo piuttosto restii ad uscire dalla nostra bottega e confrontarci su progetti collettivi e di ampio respiro. Talvolta in passato non si sono visti i risultati attesi e ciò ci ha spinto a rinchiuderci sempre più nelle nostre singole attività, evitando il confronto professionale con gli altri colleghi e quindi abbiamo via via rinunciato a creare le giuste sinergie. Penso che invece dovremmo cambiare atteggiamento.
Riguardo al Passaporto della Strada delle ceramiche ritengo che è stata e rimane un'iniziativa valida nella quale l'attuale amministrazione crede e in cui ha speso tante energie.
Probabilmente andrebbe rivista in alcuni passaggi ma l'iniziativa è davvero interessante.
Le sfide del terzo millennio ci avvicinano sempre più ad un mondo robotizzato e informatizzato: pensi che il mondo della ceramica e dell’artigianato in generale, presto o tardi, dovrà adeguarsi a questa rivoluzione non-gentile? Un robot utilizzerà mai una stecca per modellare una Testa di moro o un pennello per smaltare una Matrangela?
In realtà già esistono le stampanti 3D che sono entrate nel mondo della ceramica industriale. Con loro e grazie a loro oggi si possono realizzare delle lastre in lamina decorata di 3 metri quadrati con spessori di pochi millimetri che sarebbe impossibile realizzare con i macchinari tradizionali. Ma stiamo parlando di produzioni industriali e su larga scala.
L'artigianato è un'altra cosa: è un luogo dove si incrociano 'a rita, la creatività, il cuore e la manualità, non credo possa mai esistere un robot che possa mettersi di mezzo e sostituire l'artigiano-artista, almeno sotto questo aspetto.
Per finire, Filippo, la tua storia racconta di una persona che si è speso per la sua azienda, per la sua famiglia e per la sua comunità. Hai un sogno nel cassetto che vorresti affidare alle generazioni future?
Il sogno c'è e lo tengo nel cassetto da diversi anni: mi piacerebbe che si relizzasse un grande museo della ceramica contemporanea con giovani artisti provenienti da tutto il mondo che si ritrovano a Santo Stefano per sognare, sperimentare e realizzare opere d'arte contemporanee. Sarebbe un valido strumento di attrazione culturale e turistica da affiancare alle opere d'arte contenute nel Museo diffuso di Fiumara d'arte che rafforzerebbe ancora di più la vocazione turistica e artistica del nostro territorio.
Conosci gli Operatori e il Progetto del GMT˜Halaesa-Nebrodi.
halaesanebrodi 12/08/2024
Mistretta-Inaugurazione della scultura lignea Noi
Non si è ancora spenta l'eco dell'inaugurazione a Torremuzza del murales La via del mare che il territorio di Halaesa-Nebrodi si arricchisce di un'altra importante e suggestiva opera d'arte: Noi: inizio di una nuova vita, di Antonino Lipari, per tutti noi Nino.
Ci troviamo a Mistretta, all'interno della maestosa Villa comunale intitolata a Giuseppe Garibaldi e l'opera d'arte sorge laddove, fino ad un tempo ancora recente, svettava maestoso un esemplare di Abete rosso (Picea abiens).
Il ciclo della vita ci abitua al suo incedere altalenante nel quale la vita precede la morte e la morte-talvolta-genera la vita e così, dopo alcuni secoli di silenziosa e imperturbabile esistenza, l'abete si ammala in maniera irreversibile fino al punto che, per salvaguardare l'incolumità pubblica, le autorità cittadine circa un anno fa ne decretano l'abbattimento.
La comunità si comincia ad interrogare su come colmare quel grande vuoto lasciato dalla prossima scomparsa del maestoso albero e, nelle more di prendere le dovute iniziative, gli amministratori decidono di tagliarne completamente la chioma, oramai irrimediabilmente ammalata, e di preservarne la grande maggioranza del fusto, sufficientemente sano fino al punto da immaginare un riutilizzo del legname risultante.
Ecco che, ad un certo momento, bussa alla porta del sindaco un giovane falegname mistrettese, Nino Lipari che, con il garbo che gli è proprio, suggerisce di ricavare dal tronco rimanente, un'opera d'arte, una scultura: "Penso a tutto io"-dice Nino-"e non voglio essere pagato".
C'è da dire che Nino non è nuovo all'arte dello scolpire in legno, già in passato, attraverso committenze private, ha dato testimonianza delle sue abilità artistiche che travalicano quelle dell'essere un semplice, se pur bravissimo, artigiano ma adesso le cose diventano decisamente più serie e si dovrà mettere in gioco esponendo il suo lavoro al pubblico giudizio. Ma Nino è sicuro di sè, sa quello che fa, ha le idee chiare e sa che ha pure le capacità per realizzarle e cosi' facendo acquista immediatamente la fiducia del sindaco e dopo pochi mesi dall'abbattimento prendono il via i lavori.
Viene chiuso l'accesso al viale di sinistra che porta alla piazzetta centrale della villa, vengono posizionate delle reti oscuranti e, contestualmete, cresce la curiosità dei passanti che a malapena riescono ad intravedere un'impalcatura, la sagoma del tronco dell'abete e quella di Nino che gli si muove attorno, ma nulla di più. I lavori durano alcuni mesi e finalmente, la sera dell'11 agosto, si procede con l'inaugurazione dell'opera d'arte, contestualmente al ripristino dell'illuminazione della cancellata principale della villa comunale.
Noi sboccia all'imbrunire di una piacevole sera d'agosto in contrapposizione con i tristi giorni del taglio della maestosa pianta-madre che lo ha tenuto in grembo per tre secoli. In questo percorso che intreccia la vita alla morte e che consente alla morte di generare vita, Nino avverte la presenza, in quel tronco altrimenti consegnato alla tristezza dell'abbandono e dell'oblio se non della distruzione, di un'occasione di rinascita, di rigenerazione che può prendere forma attraverso le sue mani, i suoi attrezzi e il suo cuore.
Nino sceglie allora di cimentarsi in una rielaborazione de L'abbraccio di Josè Louis Santes e decide, così, di celebrare l'amore per la sua terra attraverso il tenero e perenne abbraccio tra due amanti. Un semplice ma significativo gesto che ci riconduce all'essenziale, all'ossigeno con cui respiriamo, al sentimento principale di cui tutti Noi ci nutriamo: l'amore. E' un messaggio talmente semplice nella sua genuinità che, talvolta, non ne comprendiamo pienamente la potenza ma Nino, con la sua opera d'arte che ha deciso di consegnare alla comunità, ci ricorda che il sapersi donare agli altri è anch'esso una forma d'amore, che la solidarietà tra le persone è un'atto d'amore cosi' come lo è la riconoscenza e che si può diventare padri all'infinito, così come lui stesso ci ha dimostrato sapendo trasformare un legno grezzo e informe in una magnifica opera d'arte di cui tutti potremo godere e attraverso cui avremo occasioni di riflettere sul vero senso della vita.
Con queste brevi parole consegniamo, allora, un forte abbraccio virtuale a Nino, alla sua famiglia e ai suoi collaboratori e con esso un sincero ringraziamento per il significativo gesto di cui si è reso protagonista.
Conosci gli Operatori e il Progetto del GMT˜Halaesa-Nebrodi.
Riccardo Zingone 21/09/2024
People of Halaesa-Nebrodi: Domenico Boscia (japanese version)
ドメニコ、あなたをここまで導いた理由を教えてください。ロサンゼルスと東京はすぐ近くにあるわけではありません。
世界中を旅し、それぞれの歴史、文化、社会生活を持つ特定の場所を訪れることは、多くのアーティストの願望だと私は信じています。私はメイド・イン・シチリーと、世界で最も美しい船であるアメリゴ・ヴェスプッチ号の2023年から2024年のワールドツアーを通じて、この機会を得ることができました。私たちはロサンゼルスにいて、次の目的地はシンガポールで、その後さらに多くの約束をするために東京から最近戻ってきました。各段階で並外れた芸術的経験を積みながら、シチリアの芸術的な陶器のプレゼンテーションを進めています。
国防省、観光省、ビジネス省とメイド・イン・イタリアの相乗効果から、アメリゴ・ヴェスプッチ・ワールド・ツアーによってイタリアの卓越性を伝える初の巡回展示会であるヴィラッジョ・イタリアが誕生しました。感想はいかがですか?イタリアって海外でそんなに人気があるのですか?
去って留まるか、去って戻るか。これは多くのシチリア移民が目的地に到着して以来直面した歴史的とも言えるジレンマです。我が国のさまざまな省庁、特に国防省、外務省、観光省、商務省とシチリア地域 - 生産活動局、地域文化局の間の強い直観から遺産とアイデンティティ、地域農業局、農村開発および地中海漁業局、家族・社会政策・労働局、神殿の谷考古学公園、カターニア市、UNPLI イタリアプロロコ全国協会、および USEF – ヴィラッジョ・イタリアアメリゴ・ヴェスプッチ練習船のワールドツアーのおかげで、さまざまな国のいくつかの港で、イタリアの優れたもの、特にシチリアの優れたものすべてを大きな力と情熱で結集しました。この文脈において、メイド・イン・シチリーは、ブック・オブ・ルーツという非常に野心的なプロジェクトを通じて、シチリアの誇りの象徴となり、世界中のすべてのシチリア人を支援するシチリアの文化と創造性の基準となる候補になります。最後に、イオ・コンプロ・シチリアーノ - メイド・イン・シチリア協会の創設者であるダヴィデ・モリチ氏とジョヴァンニ・カレア氏と一緒に進めているプロジェクトを通じて、高さ約4メートルの全周を石で固めたマジョリカテラコッタの木を作ります。
日本の巨匠中嶋宏行とのパフォーマンスは、日出ずる国でのあなたの経験を象徴するものになりました。芸術言語は本当に世界共通なのでしょうか?
メイド・イン・シチリア・プロジェクトを歓迎した在ロサンゼルスイタリア総領事ラファエラ・ヴァレンティーニ氏の多大な熱意のおかげで、ロサンゼルス港に建てられたヴィラッジョ・イタリアで「根の木」を贈呈し、プロジェクトは大成功に終わりました。『カム・ホーム』と『神々のシンポジウム』マルコ・サバテリ・プロダクションによる 1つ目は、ユニークな物語のパフォーマンス、象徴的な招待状、そして世界中のイタリア移民に捧げられた祝典であり、彼らのルーツを思い出させます。イベントにはダンサー、歌手、俳優、アクロバットなど18人のパフォーマーが参加しました。彼らのパフォーマンスは、1921 年にニューヨークで起きたトライアングル シャツウエスト工場の悲劇を音楽で表現し、原点回帰への感情的な旅を表していました。
第二部では、愛するイサカへ帰るユリシーズの旅をホメロスの表現で表現しました。さらに、ルーツの書は多くの地方自治体とともに署名され、最初の署名者はカリフォルニアのシチリア料理とイタリア料理の象徴であるガラティ・マメルティーノ出身のシェフ、セレスティーノ・ドラゴでした。署名者の中には、アメリゴ・ヴェスプッチ号の船長ジュゼッペ・ライ、ハンブルクのヴィンチェンツォ・アンドロナコ、ロッテルダムのペッペ・カペラーノ、ドバイのアレッサンドロ・ミセリ、事務次官ヴァレンティーニ・ヴァレンティーニ、UNPLI全国会長アントニオ・ラ・スピナ、彫刻家のヤーゴ、そして他にもたくさんいます。
東京のヴィラッジョ・イタリアでは、このイベントはメイド・イン・シチリアという東洋と西洋の文化の融合であり、イーニットは日本の巨匠中嶋宏行と私の芸術的パフォーマンスを披露しました。日本の書道の伝統とシチリアの芸術陶磁器という何世紀にもわたる芸術という、遠く離れていながらも文化的ルーツへの深い敬意によって結びついた2つの芸術世界を結びつけたユニークなイベントです。このパフォーマンスはロサンゼルスで行われたものと継続しており、ブック・オブ・ルーツのプレゼンテーションが行われます。東京では、異なるながらも親和性の高いルーツの出会いと交流に取り組みました。ルーツというテーマは、日本の議論の中心でもあります。このパフォーマンスはイタリアと日本の間の真の文化的抱擁を表しており、二千年の文化のルーツと伝統を讃え、未来を見据えてそれらを現在に投影する芸術的接触の瞬間でした。私の芸術的介入は、シチリア島の色彩と装飾、特にアラブ・スペインの色彩と装飾にそのルーツがあることが分かりました。私のパフォーマンスの目的は、私の芸術的介入の形と色の起源が私のシチリアのルーツと密接に関係していることを情熱的に強調することでした。
シチリア島はあなたの故郷ですが、世界中があなたの表現の地になりつつあります。あなたを海外に連れて行ってくれる他のプロジェクトはありますか?
1969 年にシチリア島のモッタ ダッフェルモで生まれ、彫刻と陶器のデザインおよび芸術的な陶器の装飾を専門としていました。私は自分の地域と、「チロ・ミケーレ・エスポジート」地域芸術高校で教えているサント・ステファノ・ディ・カマストラ(メイン州)の陶芸の伝統に深い愛着を持っています。私の作品はイタリア国内外で展示されています。さらに、私はシチリアの文化と、不完全さの禅の本質を表現する楽の技法に非常に近づき、熱心にこれを実践しました。これらすべてが私にとって表現豊かな地形となり、私を中国へと連れて行ってくれました。そして今日、練習船アメリゴ・ヴェスプッチの2023年から2025年のワールドツアーに続き、私はメイド・イン・シチリアで美しい冒険に参加しています。
あなたの陶器が直面しなければならなかった旅の間に、あなたはいくつかの不幸を経験しましたが、幸せな結末を迎えました。いったい何が起こったのでしょうか?
8月26日、東京のヴィラッジョ・イタリアで、私と日本の巨匠中嶋宏行とのコラボレーションによる芸術的なパフォーマンスが行われました。イタリアは日本を歓迎します。このイベントは、一見遠く離れているように見えますが、非常に似ている2つの国民と2つの国の間の協力を視覚的に表現することを目的として企画されました。 2000年前の文化のルーツと伝統を讃え、それらを未来を見据えて現在に投影する芸術的接触の瞬間。このイベントは、メイド・イン・シチリアが Enit と協力してプロデュースし、ダヴィデ・モリチ氏とジョヴァンニ・カレア氏がキュレーターを務めました。公演の機会に、東京のヴィラッジョ イタリアで陶器が展示されたことは、シチリアにとって非常に重要な分野に注目と価値を与える素晴らしい機会となりました。これはルーツについてだけでなく、私たちの土地の将来についても語ったシチリア地域生産活動評議会議員エディ・タマジョ氏の言葉でもありました。東京滞在中に、ベスプッチのプレート2枚と焦げ茶色のヘッドが誤って割れてしまいました。そこで、私たちはすぐに金継ぎの専門家である ジャカ・アヤ に連絡しました。彼女は、多大な礼儀と細心の注意を払って、2 枚のベスプッチプレートを修理するために、6 時間以上私たちを研究室に受け入れてくれました。この取り組みは、金継ぎの技術を通じて、壊れた磁器や芸術的な陶器をすべて金で修復し、それに注目に値する象徴的な価値を与える巨匠中嶋宏行が用いた比喩の物語から生まれました。ダークブラウンでも同様の作業を行いました。私、ダヴィデとジョバンニにとって、中嶋宏行との出会いは、まさにジャカ・アヤのような人々、彼ら自身の文化への愛と他文化への強い好奇心との出会いによって思い出深いものとなりました。
ここしばらくの間、シチリアの卓越性を世界に広めることを目的とした取り組みであるメイド・イン・シチリアとの実りあるコラボレーションが進行中です。この相乗効果からどのようなプロジェクトが生まれるのでしょうか?
私たちはメイド・イン・シチリアのチームとともに、海外に住みながらも故郷との強い関係を維持してきた多くのシチリア人によるルーツへの回帰であるトルナ・ア・カーサ・プロジェクトに熱意を持って取り組んでいます。エキサイティングなプロジェクトの発展の中で、パレルモに建設されるメイド・イン・シチリア博物館の誕生が予見されています。